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Carlo Cottarelli a Senaldi: "La manovra giallo-rossa non curerà nessuna delle sette piaghe dell'Italia"

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Caterina Spinelli
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«Un' altra manovra poco utile, buona per tirare l' anno prossimo nella speranza che un cataclisma non ci travolga dall' esterno: non migliora i conti e non fa nulla per la crescita. Ci andrà bene se il suo impatto sul Paese alla fine sarà zero. Certo, ha evitato i guai peggiori che avremmo avuto se, dopo nuove elezioni, fossimo andati allo scontro con i mercati aumentando di botto il deficit pubblico». Carlo Cottarelli, professore di economia e premier in pectore da quando, nella primavera 2018, Mattarella lo convocò con tanto di zainetto in spalla al Quirinale per chiedergli di andare a Palazzo Chigi se i partiti non si fossero dati una mossa, è da anni la Cassandra del bilancio statale. Letta, quando era premier, lo assunse per tagliare la spesa pubblica, lui prese l' incarico sul serio e fece un piano ad hoc. Poi arrivò Renzi. Il leader fiorentino prese ancora più sul serio il professore, tant' è che lo mandò a casa temendo che, se avesse seguito i consigli dell' economista, gli italiani avrebbero licenziato lui. Il che comunque avvenne, così che Matteo si trovò disoccupato senza neppure la soddisfazione di aver messo qualche cerotto alle casse pubbliche. Professore, cosa avrebbe fatto lei al posto di Conte e Gualtieri? «Avrei tagliato la spesa inutile, tipo il bonus per i diciottenni introdotto da Renzi, che non mi ha mai convinto. In Italia non si sottopongono mai a verifica i provvedimenti economici: i 300 milioni ai neomaggiorenni sono un esempio di provvedimenti una tantum che diventano strutturali senza analizzare se hanno centrato lo scopo oppure no. Io avrei avuto maggiore prudenza sui conti pubblici: la manovra lascia il nostro Paese troppo esposto alla congiuntura internazionale». Ma c' erano le condizioni politiche per tagliare la spesa? «Quelle in pratica non ci sono mai: se l' economia va bene, non si vuole frenarla; se va male, si trova la scusa per non riordinare i conti. Il punto è che i problemi del Paese non andrebbero affrontati in sede di Finanziaria, se si volesse veramente risolverli. Invece alla politica fa comodo rinviare ogni decisione all' ultimo momento: sotto la spinta della fretta si mascherano meglio tasse e tagli e non ci si assume la responsabilità di fare riforme utili che incidano davvero». È un accusa alla politica? «Ma anche agli elettori, ovverosia a noi tutti. Evidentemente ci piacciono i politici di un certo tipo. Da noi le elezioni si vincono promettendo alla gente di mandarla in pensione prima o di mantenerla con il reddito di cittadinanza, provvedimenti che non aiutano l' economia a crescere. Se uno si impegnasse a dare battaglia alla burocrazia e alla giustizia lenta, che sono i veri freni del Paese, o fare un taglio delle tasse credibile perché finanziato da risparmi di spesa o da meno evasione fiscale, nessuno lo voterebbe». Il governo è nato sostenendo che c' era un' emergenza Iva da scongiurare e poi ha aumentato le tasse: cosa ne pensa? «È un governo diviso e che è stato appena stato formato. Ha fatto la sola cosa che poteva: ha mantenuto il deficit al livello di quest' anno, e ha cercato di coprire gli aumenti di spesa lasciati dal governo precedente con tante piccole tasse, poco percettibili. Poi ha un po' aumentato la pressione fiscale riducendo le detrazioni, ma tutto sommato è poca roba. I tagli di spesa sono modesti (1,8 miliardi) e non è chiaro cosa venga tagliato. È con questa tecnica che negli ultimi anni è stata massacrata l' istruzione e di fatto sono stati fermati gli investimenti nelle opere pubbliche. Un pezzo alla volta, impercettibilmente, si riducono spese essenziali e si aumentano quelle che meno aiutano la crescita, compresa la spesa per pensioni». Sabato il centrodestra è sceso in piazza unito contro il governo per l' aumento della pressione fiscale: ritiene anche lei che sia così alta da soffocare il Paese? «Andrebbe abbassata di almeno un paio di punti percentuali di Pil. L' intervento del governo sul cuneo fiscale è un passo in quella direzione ma è piccolo. Per chi le paga, e in Italia sono soprattutto i dipendenti, le tasse sono troppo alte». Renzi e Di Maio hanno chiesto una verifica al governo: il leader di Italia Viva vuole che si cancelli quota 100 e il grillino d' un tratto ha fatto retromarcia sulla guerra al contante. Chi ha ragione? «Mandare in pensione le persone con quota 100 è stato un errore viste le tendenze della spesa pensionistica e non ha prodotto gli effetti sperati in termini di aumento dell' occupazione. Però i danni economici li ha prodotti quest' anno: toglierla per l' anno prossimo comporterebbe un risparmio non decisivo, a meno di non voler richiamare al lavoro chi è già andato in pensione, cosa assurda. Quanto alla lotta al contante, sarebbe stato sbagliato tassare chi preleva i propri soldi dal bancomat, però portare a 2.000 euro il tetto massimo degli acquisti che si possono fare cash non è un delitto. Non mi si venga a dire che le vecchiette fanno la spesa con più di mille euro nel borsellino». Manette agli evasori? «L' inasprimento delle pene può servire a far passare il concetto che l' evasione è un furto; cosa che io, pagando fino all' ultimo centesimo, penso. Ma non si può prescindere dal fatto che quello che si recupera dalla lotta all' evasione va usurato per ridurre le aliquote per chi le tasse già le paga». Il reddito grillino le piace? «Non è vero che aiuta a trovare lavoro: è stato spacciato come tale solo per giustificarlo. In realtà è un sussidio ai poveri che esiste in molti Paesi occidentali. Certo, qui da noi è iniquo: dà troppo ai single del Sud e penalizza le famiglie del Nord. Quando elargisci soldi a scopo sociale devi tenere conto del differente costo della vita nelle varie Regioni. Secondo l' Istat a Gela sei povero sotto i 500 euro al mese, a Milano sotto gli 820: gli assegni vanno calibrati secondo la residenza del beneficiario. C' è poi il fatto che le domande sono state inferiori alle attese e al numero di poveri stimato nel Paese. Associato alla circostanza che sono state introdotte pene severe per chi truffa, devo dedurre che i poveri in Italia siano meno di quanto risulti dalle cifre ufficiali e che molti di essi in realtà lavorino in nero». Cosa doveva fare questa Finanziaria per aiutare la crescita? «La Finanziaria non deve contenere provvedimenti che aumentino il deficit pubblico, a meno che il problema non sia una carenza di domanda nel breve periodo. Da noi la poca crescita ha radici profonde, di lungo periodo e per aumentarla in modo strutturale non serve più deficit pubblico, ma mettere gli imprenditori nella condizione di poter investire e agli individui di lavorare senza intralci. Una funzione essenziale della politica è semplificare il funzionamento della cosa pubblica, di modo che sia consentito ai cittadini di creare ricchezza per se stessi e per la comunità». Ma non si dice che lo Stato deve investire per creare sviluppo? «Gli investimenti pubblici, se sono davvero utili, vanno bene, ma in una economia di mercato sono le imprese che producono ricchezza. Il mercato privato va regolato ma le regole devono essere semplici e necessarie. Il vero difetto di questa manovra è che non sana nessuna delle sette piaghe capitali dell' economa italiana ma si occupa per lo più di problemi secondari». E quali sono le sette piaghe? «Burocrazia, che è la tassa più pesante, se si considera che le piccole e medie imprese spendono circa 33 miliardi l' anno per compilare moduli, giustizia lenta, corruzione diffusa, evasione diffusa. crollo demografico, divario tra Nord e Sud, insieme a una perdita di competitività, nei primi anni dopo l' entrata nell' euro, che stiamo recuperando solo lentamente». Professore, una dichiarazione anti-euro? Non è più di moda «L' euro è compatibile con il sistema Italia, ma è fatto che quando siamo entrati nell' euro per un po' di anni non abbiamo fatto quello che era necessario fare per vivere bene condividendo la nostra valuta con la Germania. Nei primi anni abbiamo fatto politiche, anche dei conti pubblici, che mantenevano l' inflazione a livelli troppo alti. E non lo si può fare se non puoi svalutare per riallineare i nostri costi di produzione. Poi le cose sono cambiate e si sta recuperando competitività ma lentamente. Ridurre costi della burocrazia e tasse, compreso il cuneo fiscale, ci aiuterà anche a recuperare competitività e crescere più rapidamente. Restando nell' euro, cosa assolutamente necessaria». di Pietro Senaldi

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