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Ilva, Conte apre alla nazionalizzazione. Indiscreto: "Cos'abbiamo proposto a Mittal", governo allo sbando

Giulio Bucchi
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La carta giocata da Giuseppe Conte per convincere Arcelor Mittal a restare a Taranto e tenere in vita l'ex Ilva? La decrescita felice grillina. Secondo indiscrezioni da Palazzo Chigi, il premier avrebbe confessato a sindacati, enti locali e Confindustria convocati per un confronto sulla crisi aperta in questi giorni la sua proposta alla multinazionale franco-indiana in fuga: "Aprire un tavolo per fare di Taranto un hub internazionale per la transizione energetica, ma questa prospettiva non è stata raccolta da Arcelor. Ritengo che questa dismissione sia cominciata da un po' di tempo", sarebbe stato lo sfogo di Conte, secondo cui la prospettiva di smantellare il polo siderurgico più importante d'Europa per renderlo (in quanti anni?) un esperimento green avrebbe avuto un vantaggio: "Anticipare i tempi, considerato che la decarbonizzazione è una via obbligata". Non il massimo, come argomento, da opporre al colosso della siderurgia internazionale che a Taranto perdeva 2 milioni di euro al giorno, e che si è peraltro trovata l'alibi perfetto di una legge, il decadimento dello scudo penale per i suoi dirigenti, cambiata a meno di un anno dall'accordo con il governo precedente.  Leggi anche: "L'ex Ilva sarà il Titanic di Conte". Cosa sa Franco Bechis D'altronde, il governo e il premier sembrano brancolare nel buio. Qualche minuto prima dell'incontro con le parti sociali, Conte era in studio a Porta a porta e incalzato da Bruno Vespa ha confermato come anche la nazionalizzazione dell'ex Italsider-Ilva sia un'opzione sul tavolo: "Stiamo già valutando tutte le possibili alternative ma ora non ha senso parlarne. Aspetto una proposta dal signor Mittal e vorrei incontrarlo nelle prossime ore". Questa pista, molto costosa e ancor più rischiosa, unita all'ultimatum di 48 ore "concesse" dal premier alla multinazionale dà l'idea del bluff sostenuto da un governo senza vere alternative in pugno e incapace di trovare persino un accordo tra i partiti che lo sostengono per decidere se reintrodurre lo scudo penale (Pd e Italia Viva favorevoli) o no (M5s spaccato). Figurarsi se si parlasse di una prospettiva di portata terrificante come quella della nazionalizzazione.

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