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Matteo Salvini, l'obiettivo dei magistrati è distruggerlo: retroscena, cosa c'è davvero dietro all'assedio

Davide Locano
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Santa Toga, protettrice dei politici disperati, è l' ultima speranza rimasta a Luigi Di Maio. Poche ore dopo aver supplicato le procure affinché indaghino sulla fuga dei senatori grillini verso la Lega, il capo dei Cinque Stelle ha chiesto al tribunale dei ministri la grazia di rimuovere l' odiato rivale, da lui già condannato con sentenza definitiva: «Queste persone si fanno comprare da Matteo Salvini nelle stesse ore in cui viene indagato per presunto abuso di ufficio legato all' uso dei voli di Stato quando era ministro». Il vecchio vizio di eliminare per via giudiziaria l' avversario che te le suona nelle urne. Ricetta che i Cinque Stelle hanno preso dal libro del Pci-Pds-Ds-Pd e cercano di riprodurre alla lettera, incluso l' uso del guardasigilli come trait d' union con le toghe. La separazione delle carriere chiesta dagli avvocati vi preoccupa? Tranquilli, assicura Alfonso Bonafede al sindacato dei magistrati, non si farà mai. Leggi anche: "Tutto il male possibile": Matteo Salvini contro Roberto Fico Non volete il sorteggio dei membri del Csm? Strappo la proposta e non ne parlo più, giura il ministro grillino. Concessi questi e altri favori, è comprensibile che anime semplici come i Cinque Stelle sperino di ricavarne qualche utilità: i compagni con cui sono alleati adesso non hanno fatto lo stesso per decenni? Purtroppo per loro, le cose non sono così facili. Intanto il collateralismo tra il Pci e l' ala più politicizzata della magistratura non è nato in un giorno ed è impossibile replicarlo alla carlona, come piacerebbe ai neofiti delle manette. E poi l' inchiesta alla quale si affidano ha le gambe troppo corte per andare lontano. Non esiste corpo del reato, innanzitutto: gli spostamenti di Salvini, a bordo di aerei della Polizia e dei Vigili del fuoco, non hanno causato alcun danno allo Stato. I giudici della Corte dei Conti, che si mossero dopo essere stati imbeccati da Repubblica, lo hanno già acclarato: «I costi sostenuti non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l' amministrazione dell' Interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea da parte del ministro e di tutto il personale trasportato». Nemmeno gli si può imputare di avere usato quei velivoli per scopi privati o di partito. Ogni volta che ne ha preso uno, ha partecipato a eventi legati alla sua attività di ministro, ai quali, semmai, ha agganciato comizi e altri appuntamenti politici. Lo stesso non si può dire, ad esempio, di Matteo Renzi, che da premier usò un volo simile per andare a sciare in Val d' Aosta con la famiglia. Niente arrosto, dunque, ma solo fumo. Quei mezzi sono a disposizione di un gruppo di alte cariche che non comprende il ministro dell' Interno, a meno che egli non sia autorizzato, e quindi Salvini li avrebbe usati in modo illegittimo. Commettendo reato o meno, lo deciderà il tribunale dei ministri. La sostanza giuridica dell' imputazione appare evanescente, però quella politica è chiara: a Salvini non si perdona nulla. Lo hanno accusato per un anno di aver lavorato poco e adesso la sua colpa diventa l' iperattivismo. Aver coordinato un vertice sulla sicurezza nella prefettura di Pescara, inaugurato il Forum Euroasiatico di Verona davanti ai vertici di Banca Intesa, Snam, Rosneft e British Petroleum, rappresentato il governo alla commemorazione della tragedia di Rigopiano, essere andato a Platì per consegnare a un parroco un immobile sottratto alla ndrangheta, aver fatto una conferenza stampa a Napoli sugli arresti dei camorristi che avevano ferito la piccola Noemi: è per viaggi come questi che lo crocifiggono. Fosse rimasto chiuso nel suo ufficio al Viminale, tessendo trame di partito come tanti di quelli che lo hanno preceduto, oggi non sarebbe indagato. Ma se c' è un' inchiesta che Salvini può appuntarsi al petto è proprio questa. Chi spera di liquidarlo con l' arma giudiziaria dovrà pregare le toghe di sfoderarne una migliore. di Fausto Carioti

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