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Alfonso Bonafede, Filippo Facci: "Una persona pericolosa, lui e la sua riforma vanno fermati"

Davide Locano
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La nottata non passa e si affacciano gli incubi. Ci rigiriamo nel letto e, morale, in data 8 febbraio c' è ancora una blocca-prescrizione che rischia di bloccare il Paese (molti l' hanno capito: solo capito) ma ora tutto è drammaticamente peggiorato: perché il nome e cognome del disastro, l' ometto Alfonso Bonafede, non solo è ancora lì, imbelle, ma intanto è diventato capo-delegazione dei Cinque Stelle e lunedì avanzerà delle proposte per modificare la sua stessa legge, che è come se per spegnere l' incendio fosse incaricato il piromane. A parte la poca dignità (nessuno la pretende, da Bonafede: è assodato che la sua legge sarà comunque stravolta, ma lui ingoia tutto) si procede come se una riforma tecnica e strutturale potesse scaturire da una qualsiasi mediazione politica, cioè da un tavolo in cui ogni dilettante spara la sua - il primo è sempre Giuseppe Conte, naturalmente - e quindi come se il Partito democratico, Liberi e Uguali e i Cinque Stelle avessero seriamente potuto trovare un «accordo» su un tema del genere. Come se in base a un «accordo» si decidesse, per dire, come si deve pilotare un aereo, coi piloti ad attendere le istruzioni di una persona intelligente e competente come Alfonso Bonafede, e, nondimeno, attendere la benedizione di quello steward di bordo che fa di nome Giuseppe Conte, uno che è riuscito a dire di non essere «giustizialista, ma neanche garantista» come se quest' ultima fosse una posizione ideologica, e non un banalissimo e costituzionale rispetto delle garanzie. Leggi anche: Prescrizione, Filippo Facci inchioda Marco Travaglio Insomma, tanto tuonò che non piovve, con Matteo Renzi che paventa tuoni e fulmini anche se almeno non voterà «l' accordo» nel senso del pastrocchio. Che, ufficialmente, è questo: lunedì consiglio dei ministri con «riforma del processo penale» per garantire certezza e brevità del processo ed «eliminazione di ogni isola di impunità» (c' erano in giro delle isole di impunità) e contemporaneamente approvazione di un decreto legge per aggiustare la blocca-prescrizione, ossia il «lodo Conte bis» consistente - lasciamo la parola a Bonafede, ne vale la pena - nel «sospendere la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, in caso di condanna, e all' esito del giudizio di appello, in caso di assoluzione: la persona che era stata condannata in primo grado recupera i tempi di prescrizione, dopodiché anche la nuova legge garantirà comunque che ci sarà il tempo necessario per fare il grado di giudizio successivo». PASSO AVANTI? Suono di sirene? No, voce di Nicola Zingaretti che parla di «enorme passo avanti», e gran trambusto di Matteo Renzi che ieri ha parlato di «populismo nella giustizia» prima di chiarire che «noi non ce ne andiamo: ma se ci vogliono cacciare, ce lo dicano». Il che significa solo che non se ne vanno, e che Italia Viva resta lì. Significa solo, non fosse chiaro, che noi tutti ci terremo la blocca-prescrizione per almeno un anno e mezzo di tormentato percorso parlamentare, con annesso ergastolo processuale per il famoso «cittadino» evocato da Alfonso Bonafede: il quale, nella sua apparente insignificanza, resta tuttavia il vero, emblematico, tragico e soprattutto pericoloso simbolo di una fase politica in cui nulla si fa, ma tutto si distrugge. I DEM SUBISCONO Guardiamo in faccia la realtà: perché ha la faccia di Alfonso Bonafede. Il Partito democratico aveva detto che la blocca-prescrizione era incostituzionale e illiberale, voleva sopprimerla: ora la subisce, così come sarebbe disposto a subire ogni cosa - è la sola spiegazione - pur di non rompere il governo. La legge alternativa proposta da Gentiloni e Orlando non è passata, punto. Il Pd non è riuscito a capitalizzare neanche il voto in Emilia Romagna, dove ha vinto, e i Cinque Stelle si sono vaporizzati. Tra questo Paese e la scomparsa dei Cinque Stelle, il peggior cancro politico che abbiamo mai avuto, c' è quindi solo una crisi di governo e le prossime Politiche: ma il Partito democratico vuole farci agognare questo momento il più possibile. Può anche essere che la vera caratura di questo governo Conte sia il tirare a campare, l' inconcludenza, il non fare e il sempre rinviare come dice Salvini: sarebbe il minore dei mali - pur restando un male - perché ancor più pericolosi potrebbero essere i colpi di coda dei morituri, il commiato di chi sa che tornerà alla sua dimensione naturale assai presto - piccoli mestieri e deliri social - ma intanto è al governo per la prima e ultima volta, e a modo suo vorrà rendersi memorabile. di Filippo Facci

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