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Forza Italia voterà la sfiduciagli azzurri all'opposizioneLe larghe intese sono morte

Nicoletta Orlandi Posti
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Nonostante Silvio Berlusconi abbia ribadito questa mattina a Maurizio Belpietro che deciderà come votare solo dopo aver letto il testo della Legge di Stabilità, che fino a ieri sera ancora non era stato messo a disposizione da parte del governo, i suoi due luogotenenti Paolo Romani (in Senato) e Renato Brunetta (Camera) hanno annunciato questo pomeriggio il passaggio ufficiale di Forza Italia tra le file dell'opposizione: "La legge di stabilità è per noi irricevibile, perché è nei fatti una patrimoniale che disattende gli impegni presi dal governo con gli italiani. E sulle riforme questo governo è fin qui stato un totale di fallimento. Per questo, per noi, le larghe intese sono finite. Abbiamo anche già informato sia il presidente Letta che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano" ha detto Brunetta. "Le larghe intese non esistono più e da ora in poi quello di Letta diventa un governo di sinistra con l'appoggio di una parte minoritaria del centrodestra", ha precisato Romani. Ora, hanno precisato i due esponenti di Forza Italia, la patata bollente è nelle mani ddi Letta e Napolitano. "La prassi costituzionale - suggerisce Brunetta - vuole che, una volta finite le larghe intese come in questo caso il premier salga al Colle per dimettersi".  Napolitano: "Basta il voto di fiducia" - La risposta del Colle si fa attendere una manciata d'ore. In un comunicato ufficiale, Napolitano ha fatto sapere di aver incontrato il premier Letta al termine del vertice italo-russo di Trieste: entrambi hanno preso atto della decisione comunicata da Brunetta e Romani e, spiega il presidente, la necessità che ne consegue di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell'attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia, si spiega. Insomma, se sarà fiducia (sia pure risicata) la questione per ora sarà chiusa. E pazienza se le larghe intese, presupposto del governo Letta, sono nel frattempo diventate strettissime Il pressing dell'Europa - Proprio mentre era riunito con i suoi, il Cavaliere ha ricevuto la telefonata del presidente della Commissione europea, Josè Barroso. "Scusate, mi assento un attimo, mi cerca Barroso", avrebbe detto Berlusconi allontanandosi dalla sala della Regina. Uscito il leader azzurro ha preso la parola Brunetta. Il contenuto della telefonata non è stato reso noto, ma i ben informati sostengono che il presidente della Commisisone Ue avrebbe chiesto all'ex premier di votare a favore della legge di stabilità. Se così fosse, è evidente che il Cav non l'ha ascoltato.  Il nodo decadenza - Resta ora la questione della decadenza, fissata alle 19 di domani, 27 novembre. "La linea è quella che abbiamo sempre espresso, non cambia di un  millimetro", avrebbe detto il vicepremier Angelino Alfano ai  senatori del Nuovo Centrodestra. In sostanza, voto contrario all'estromissione del leader da palazzo Madama, denuncia delle forzature che porterebbero a tale esito, ma distinzione tra questo e le sorti dell'esecutivo. 

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