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Legge elettorale, nuova telefonata tra Berlusconi e Renzi

Renzi e Berlusconi

Andrea Tempestini
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Una nuova giornata di estenuanti trattative sulla riforma elettorale. Matteo Renzi continua la sua partita, e dopo gli incontri con Denis Verdini della vigilia punta il dito: "Chi vuole far saltare tutto lo dica". Un'accusa, neppur troppo velata, a Forza Italia, che non vuole cedere sul premio di maggioranza previsto dall'Italicum, e dice no all'innalzamento dal 35% al 38 per cento. Eppure, dietro le accuse di Renzi, potrebbe nascondersi proprio la volontà di Matteo di far saltare il banco: il governo è già debolissimo, e se il Parlamento dovesse fallire anche sulla riforma elettorale, Enrico Letta potrebbe essere costretto ad abdicare. Urne, dunque. Il vero obiettivo di Silvio Berlusconi e, nonostante le dichiarazioni di facciata, anche del sindaco-segretario. La chiamata - Quando però la nuova giornata di mediazioni, proposte e controproposte stava per terminare, dopo la sostanziale smentita su un nuovo incontro (arrivata dal Nazareno), ecco la notizia di una nuova telefonata tra Renzi e Berlusconi.Il Cav e Matteo avrebbero discusso dei nodi da sciogliere e avrebbero trovato una quadra. Ecco tutti i punti: si chiuderebbe con la soglia d'acesso al 37% contro il 35%. Il premio di maggioranza che nell'intesa originaria era previsto al 18% scende al 15%. e Berlusconi potrebbe anche digerire la delega al governo per ridisegnare entro tre mesi i  collegi.  Un pacchetto che piace al Pd, che si farebbe digerire da Forza Italia ma che ovviamente non piace ad Angelino Alfano. Forza Italia porta a casa l'emendamento "salva-Lega" che permette ai partiti radicati sul territorio di aggirare la soglia di sbarramento se ottengono almeno l'8% dei voti in almeno sei circoscrizioni.  C'è poi la questione dello sbarramento: le formazioni più piccole chiedono di abbassarle dal 5 al 4,5% per i partiti coalizzati, dal 12 all'8% per le coalizioni. Ma su questo c'è il no dei berlusconiani che vogliono rendere difficile la vita ad Alfano.  C'è poi la questione delle "liste civetta": dunque se il Cav accetta la quota di accesso al premio di maggioranza al 37%, porta a casa il Salva-Lega, le soglie basse per lo sbarramento in chiave anti-Alfano e anche le liste civetta.  "Vicini ad un'intesa" - Il rottamatore ha poi parlato delle "trattative" intervenendo a Ballarò: "Siamo veramente a un passo, è lì, siamo lì pronti a chiudere. Come si fa a buttar via questa occasione? Sarebbe anche un modo per tradire i tre milioni di italiani che sono andati a votare alle primarie. Credo che il problema non sia fare un nuovo incontro, il problema è se riusciamo a stringere adesso e anche se riusciamo a vincere le procedure parlamentari, che mi confermano una volta di più, per come sono complicate e farraginose, che bisogna superarlo il bicameralismo perfetto. Siamo veramente a un passo, è lì, siamo lì pronti a chiudere perché questa legge elettorale, il cambio delle regole, le riforme costituzionali valgono più di una finanziaria, sono soldi e credibilità per l'Italia"      

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