Cerca
Logo
Cerca
+

Matteo Renzi, il suo programma ai raggi X: cosa funziona e cosa no

Matteo Renzi

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

In attesa della squadra e di un programma messo nero su bianco, si passano al vaglio i (probabili) punti della ricetta con cui Matteo Renzi vorrebbe provare a "guarire" l'Italia. Una delle maggiori critiche mosse al premier in pectore è quella di non avere una strategia precisa, di navigare (troppo) a vista. Un'accusa ribadita anche da Fabrizio Barca, caduto nel tranello del finto Nichi Vendola teso da La Zanzara di Radio 24: "Sono pazzi. Questi non hanno un programma, una strategia". I timori, dunque, sono parecchi. Qualche punto fermo, però, c'è. Renzi intende tagliare l'Irap, rivoluzionare Equitalia, cambiare il mercato del lavoro, equiparare dipendenti pubblici e privati. Ma vuole anche inserire una sorta di patrimoniale sulle rendite finanziare e sui titoli di Stato. Passiamo al vaglio il (probabile) programma del sindaco uscente di Firenze - che ha baldanzosamente promesso "una riforma al mese" - sottolineando punti di forza e punti di debolezza. Filippo Taddei (Pd) alla Telefonata di Belpietro:  "Il programma di Renzi su tasse e lavoro" / VIDEO Irap e tasse - La riforma fiscale pensata da Matteo vuole abbassare il peso delle tasse su imprese e lavoratori. Nel dettaglio, si parte da un taglio dell'Irap del 10 per cento. Il nodo è la copertura: si pensa alla tassazione sulle rendite finanziarie, inclusi i titoli di Stato se posseduti da chi ha redditi alti. Una sorta di patrimoniale, insomma. E se la stangata non fosse sufficiente, si potrebbe agire anche sulla Tasi, la tassa su casa e servizi indivisibili, che sicuramente resterà e che potrebbe essere rimodulata al rialzo. Nel programma si prevede anche una detassazione Irpef che equivalga a un aumento di 50 euro in busta paga per chi ne guadagna meno di 2mila: un provvedimento che vale tra gli 8-10 miliardi - tantissimi, dunque - e le cui coperture sono soltanto ipotetiche. Lo spauracchio è che per trovarle, queste coperture, Renzi vada a spremere ancora i contribuenti onesti o chi dispone di un patrimonio maggiore (indicativo, in tal senso, il pressing di Renzi su Fabrizio Barca per portarlo all'Economia: l'ex ministro di Monti, sempre a La Zanzara, ha ammesso di essere a favore di una maxi-patrimoniale).  Equitalia - Il nascente governo si propone di semplificare gli adempimenti fiscali, obiettivo da raggiungere con un numero verde, una applicazione e un servizio tramite sms. Quindi il capitolo Equitalia: Renzi promette di abbandonare il modello-terrorismo di Attilo Befera, quello dei controlli "one shot" in stile Cortina. Al suo posto, però, si prevede un potenziamento del super-cervellone elettronico, della banca data in grado di incrociare tutti i dati sui contribuenti, a discapito della privacy, sempre più violabile. Lavoro e articolo 18 - Renzi si propone un fine nobile: più lavoro e meno precarietà. Obiettivi ambiziosi che, per ora, non trovano ricette concrete con cui essere declinati nel (fantomatico?) Jobs Act. L'idea centrale, seppure ancor non ben definitia, è quella di superare la miriade di contratti atipici. Dunque si prevede un contratto di inserimento e tutale crescenti nell'arco di un triennio: in buona sostanza, nelle aziende con più di 15 dipendenti, l'articolo 18 scatterebbe soltanto dopo i primi tre anni. Una misura efficace, che però incontrerà le resistenze dell'ala sinistra del Pd. Resistenze che invece Ncd, in caso di alleanza, opporrà al sussidi di disoccupazione uguali per tutti che vorrebbe Renzi (che in teoria dovrebbero essere vincolati a un piano di formazione). Lavoro pubblico - Nelle intenzioni di Renzi, c'è quella - assolutamente positiva - di non assumere più dipendenti nella pubblica amministrazione con un contratto a tempo indeterminato: si tratterebbe di veri manager, come nel privato, e dunque a rischio licenziamento, potenzialmente in ogni momento (di sicuro nel caso in cui non venissero raggiunti gli obiettivi prefissati e misurabili). L'obiettivo di Matteo è quello di ridurre sensibilmente il potere di interdizione delle alte burocrazie ministeriali. Inoltre dovrebbe proseguire il piano di digitalizzazione: ogni atto dovrà essere messo online con una semplificazione delle procedure di spesa.

Dai blog