Le quote rosa hanno rischiato di mettere a repentaglio il patto Renzi-Berlusconi sull'Italicum. Ma alla fine, dopo una giornata convulsa di trattative e tentativi di mediazione, l’accordo regge, complice il voto segreto richiesto da 40 deputati, in prevalenza big di Forza Italia. Tutti gli emendamenti sulla parità di genere, e in particolare i tre emendamenti trasversali a prima firma Agostini (Pd), vengono bocciati dall’Aula, nonostante sull'ultimo emendamento - che mirava a introdurre l’obbligo di una quota minima del 40% di genere per i capilista - molti esponenti democratici si sono espressi pubblicamente a favore, rappresentativi di tutte le 'animè del Pd. Vincono dunque gli uomini, e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote rosa per legge. Vince, anche, la linea dei leader, Renzi e Berlusconi. Il primo, si è rimesso alla volontà del Parlamento. Il secondo, pur senza mai intervenire pubblicamente nel merito della questione, non ha mai sposato la battaglia delle sue deputate sulle quote rosa. E dopo vari faccia a faccia tra il ministro Maria Elena Boschi e i vertici azzurri (Denis Verdini prima e Renato Brunetta poi), durante i quali non sono mancati alcuni attriti a seguito della pressante richiesta di Forza Italia affinchè il governo esprimesse parere negativo sugli emendamenti pro quote rosa, ha prevalso la linea di prudenza: il governo non deve prendere una posizione netta nè a favore nè contro. Così si rimette alla volontà dell’Aula. E ottiene, sempre dopo lunga trattativa, che tutti i partiti che sostengono l’Italicum lascino la libertà di voto. In realtà, viene spiegato, è stata anche una richiesta dei vertici del Pd, per evitare una spaccatura plateale. Cosa, tuttavia, che si verifica ugualmente. Le donne del Pd, dal canto loro, manifestano subito il forte disappunto per quanto accaduto in Aula e accusano i vertici del partito e i colleghi uomini di "non aver mantenuto fede all’accordo". Di fatti, fino a un istante prima del voto sull'ultimo emendamento, quello che prevedeva la quota di 40-60 per i capilista, nel palazzo circolava la voce di un accordo raggiunto e che l’emendamento sarebbe stato approvato. Da Alessandra Moretti che dice: "Questa non è una battaglia di parte, ma trasversale, che vinciamo se siamo uniti tutti, uomini e donne, nell’interesse di una migliore qualità democratica" a Rosi Bindi: "La responsabilità è tutta del Pd -accusa Bindi- il quale ha sacrificato la fedeltà alla Costituzione e ai propri valori all’accordo con Berlusconi. Una legge elettorale che nasce su questo tradimento non può essere una buona legge. Il segretario del mio partito ha detto che noi chiedevamo poltrone. Se questo fosse il piano, allora dovremmo chiedere a tutti i colleghi uomini di lasciare le loro poltrone. La parità di genere non è -sottolinea Bindi- occupare poltrone, è una battaglia di civiltà, di buona democrazia".