I senatori non ci stannoUn ddl per abolire la Camera

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 16 marzo 2014
I senatori non ci stannoUn ddl per abolire la Camera
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Mentre si parla di riforma del Senato e in Parlamento si aspetta la proposta del governo, il senatore Lucio Barani, storico socialista che si distingue dal garofano rosso sul bavero della giacca, ora nel gruppo Gal, non perde tempo. Condividendo le esigenze di spending review e di superamento del bicameralismo, anche se - avverte - le istituzioni non possono essere considerate un mero costo, Barani 'cambia verso' alla riforma e deposita un ddl costituzionale che abolisce la Camera dei Deputati e lascia tutte le competenze - fiducia ed elezione del Capo dello Stato incluse - a Palazzo Madama, con alcune modifiche di rilievo. Tutto nelle mani di Palazzo Madama - Il progetto Barani, intanto, cambia i requisiti per l’elettorato attivo e per quello passivo e li porta rispettivamente a 18 e 21 anni, fermo restando il numero di 315 senatori, eletti per 5 anni. Poi rafforza le garanzie parlamentari dell’autorizzazione a procedere contenute nell’articolo 68 della Costituzione, combinando la sua stesura attuale con quella precedente. Il perchè risiede nel fatto, spiega, che riducendo di due terzi i membri del Parlamento, cui è affidata la funzione legislativa, si rende indispensabile una sua effettiva e maggiormente concreta salvaguardia dall’eventuale aggressione o sopraffazione da parte di uno degli atri poteri dello Stato. Quindi prevede che tutti gli atti al vaglio della Camera dei deputati in attesa di essere convertiti in legge, al momento dell’entrata in vigore del disegno di legge costituzionale, siano assegnati alle Commissioni parlamentari del Senato della Repubblica competenti per materia. Infine, stabilisce, per correttezza istituzionale, l’entrata in vigore del disegno di legge costituzionale, demandandola all’indizione delle elezioni per la diciannovesima legislatura del Senato della Repubblica. Una misura indispensabile spiega ancora, "per assicurare un passaggio di consegne che sarà certamente delicato, laborioso e che necessita pertanto dei giusti tempi". Il tutto in 26 articoli già presentati. Risparmi del 50% in più - "Il Senato storicamente ha sempre rappresentato la più autorevole istituzione dello Stato", scrive Barani. Nello specifico caso italiano, "per di più, a differenza di quanto accade in altri Stati, il Senato ha i medesimi poteri e può vantare le medesime attribuzione dell’altro ramo del Parlamento, la Camera dei deputati". Quindi aggiunge: "Ferme restando le esigenze di superamento dell’attuale bicameralismo", la proposta avanzata è stata quella di abolire il Senato della Repubblica. "Orbene, dinanzi a quest’ipotesi di soppressione dell’organo istituzionale più antico ed importante che la storia conosca", il presente disegno di legge costituzionale, "partendo dai medesimi assunti, si propone di fare ancora di più". "In tal modo, vista la proclamata necessità di superare l'attuale schema bicamerale procedendo all’abolizione di un’assemblea elettiva, si salvaguarderebbe quella, tra le due attualmente esistenti, più antica e nota in tutto il mondo, dove è presente per lo più con il medesimo nome". Inoltre, spiega ancora Barani, "anche nell’ottica di una revisione per quanto attiene i costi delle istituzioni e della politica si avrebbe un ulteriore risparmio, pari a circa il 50% in più, rispetto alle già avanzate proposte di superamento dell’attuale sistema bicamerale. Resta fermo che quando si inizia a considerare la democrazia, ergo il sistema e le istituzioni che la sorreggono, alla stregua di un mero costo, il rischio è quello dell’avvento di forze o sistemi antidemocratici. Se però si vuole seguire egualmente questa strada all’insegna di un principio di carattere squisitamente finanziario, tanto vale farlo puntando alla massima economicità, salvaguardando, se possibile, la nostra storia e le nostre tradizioni".

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