Renzi: "Con Letta e Alfano non ho niente in comune"

di Andrea Tempestinidomenica 29 dicembre 2013
Matteo Renzi visto da Benny

Matteo Renzi visto da Benny

2' di lettura

Il cannoneggiamento di Matteo Renzi contro il governo Letta si arricchisce di un nuovo capitolo, l'intervista concessa a La Stampa. Il sindaco premette: "Io sono totalmente diverso da Letta e Alfano, per tanti motivi". Quindi, per l'ennesima volta, avvisa il premier: "Bisogna tener fede a quanto detto. Se Letta fa, va avanti. Certo, se si fanno marchette e si passa dalle larghe intese all'assalto alla diligenza, non va bene". Lo sfogo del fedelissimo - Il segretario democratico torna poi sullo sfogo di Davide Faraone di poche ore fa. Il fedelissimo del sindaco aveva detto che "il rimpasto non basta". Insomma, Faraone vuole mandare a casa l'esecutivo. Per Renzi si è trattato di "uno sfogo di pancia". Il tatticissimo Renzi, da un lato, lascia che i suoi colpiscano (durissimo) il governo, per poi (fingere) di fare il pompiere. La tattica per logorare le larghe intese sta entrando a regime. "Io sono diverso..." - Ma Renzi, in certe occasioni, non nasconde la mano. E non lo fa quando scaccia il paragone con premier e vicepremier. "Le cose bisogna raccontarle per come stanno. Lui, Enrico (Letta, ndr) è stato portato al governo anni fa da D'Alema, che io ho combattuto e combatto in modo trasparente; e Angelino Alfano al governo ce l'ha messo Berlusconi, quando io non ero ancora nemmeno sindaco di Firenze. Io sono totalmente diverso, per tanti motivi - continua -, in primis perché ho ricevuto un mandato popolare". Matteo, insomma, rivendica il fatto di essere eletto, mentre accusa premier e vice poiché nominati. "Rimpasto?..."  Nel colloquio con La Stampa, il sindaco di Firenze spiega che per l'anno nuovo l'idea è continuare a sostenere il governo a condizione che faccia quanto promesso, per poi rivendicare la paternità di molti dei punti all'ordine del giorno di Palazzo Chigi. Poi continua a cannoneggiare: "Potevano risparmiarsi e risparmiarci tante cose. E la faccenda della nomina da parte di Alfano di diciassette nuovi prefetti è soltanto la ciliegina sulla torta". Quando si parla di rimpasto, Renzi finge di non volerne sapere nulla: "Quella parola, intendo rimpasto, non l'ho mai pronunciata e mai la pronuncerò". Toto-nomi - Peccato però che la questione sia all'ordine del giorno (sì, quella del rimpasto). Repubblica fa già nomi e cognomi. Graziano del Rio, renziano di ferro e attuale ministro agli Affari regionali, è destinato a trasferirsi in un dicastero di peso. Quindi Irene Tinagli e BEnedetto della Vedova, due montiani che potrebbero entrare nell'esecutivo, proprio come il segretario del Psi, Riccardo Nencini (per lui all'orizzonte c'è un posto da viceministro). Tra i titolari di un dicastero sulla graticola, invece, il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, scettico sul Job Act di Renzi; poi Massimo Bray, il titolare della Cultura "troppo dalemiano" e, infine, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico della vecchia guardia bersaniana.

ti potrebbero interessare

altri articoli di Politica