Pd, offerta al Pdl: no all'ineleggibilità

di Andrea Tempestinidomenica 23 giugno 2013
Enrico Letta e Silvio Berlusconi

Enrico Letta e Silvio Berlusconi

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"Vedo il governo stabile e concentrato sui suoi obiettivi. Non credo ci saranno conseguenze da vicende esterne, anche di natura giudiziaria". Enrico Letta si riferisce alla pronuncia della Consulta sul caso Mediaset, il "no" al legittimo impedimento di Silvio Berlusconi. Una decisione che complica i piani del governo: a dicembre la Cassazione potrebbe far decadere il Cav dai pubblici uffici. Già la sola prospettiva rischia di far saltare in aria l'esecutivo, ma il premier si dice sicuro del fatto che così, almeno nel breve termine, non sarà. Del resto lo ha confermato anche il leader del Pdl, che pur alzando il livello dell'offensiva contro la "magistratura politicizzata", si è affrettato a rassicurare Letta e le larghe intese. Parole azzurre - Nel Pdl, intanto, c'è chi come Michaela Biancofiore annuncia un pindarico "ricorso alla corte dei diritti Ue". Maurizio Gasparri addolcisce le dichiarazioni sulle possibili dimissioni di massa dei parlamentari azzurri: ora parla di "dimissioni ghandiane, le confermo", ma soltanto nel caso in cui la Cassazione facesse fuori Berlusconi (poche ore fa le prospettava per il "no" al legittimo impedimento che era in incubazione). Quindi Sandro Bondi, apocalittico: "Lo Stato non esiste più. L'unico vero potere vertebrato è quello della magistratura". Ma tra gli azzurri, oltre a Silvio ed Angelino Alfano, c'è chi si concentra più sul governo, come Paolo Romani, che in mattinata ha assicurato: "Continuerà il suo lavoro e continueremo ad appoggiarlo". L'offerta - Se lo scontro con le toghe è aspro, durissimo, al contrario nelle larghe intese l'aria resta respirabile. Dietro questa "pax", però, ci sarebbe un offerta del Partito democratico - almeno quello di stretto rito lettiano - su cui il Pdl riflette seriamente. La sostanza: i democratici, pur di preservare l'esecutivo, sono pronti a non votare l'ineleggibilità di Berlusconi in Commissione giustizia, a patto che il Cav non faccia cadere il governo. L'iter per l'"esilio politico" dell'ex premier sta per iniziare: "Il 9 luglio",  ha annunciato il senatore M5S Mario Giarrusso. I grillini, come squali affamati, sentono l'odore del sangue: scommettono tutto sul voto in Commissione e cercano la sponda del Pd per cancellare Berlusconi dal firmamento politico. Ma la sponda potrebbe non rispondere. "No all'ineleggibilità" - Un indizio in tal senso arriva dalle paludate dichiarazioni di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camara e - non è un caso - considerato un "fedelissimo" del premier Letta. "Sono convinto che Berlusconi non staccherà la spina al governo neppure dopo la sentenza della Cassazione", premette. Quindi il messaggio diretto, inequivocabile: "E per quanto mi riguarda dico no all'ineleggibiltà. La penso come Matteo Renzi. Una sinistra di governo sconfigge il centrodestra sul campo". Dichiarazioni consegnate a Il Messaggero. Boccia aggiunge: "Le mie idee sul futuro del governo? Non si tratta di ottimismo, ma di buonsenso. Dobbiamo riformare il Paese senza spargimenti di sangue per poi tornare alla dialettica sinistra-destra. E le parole di Berlusconi vanno in questa direzione". Anche le parole di Boccia vanno nella medesima direzione. Proprio come se Pd e Pdl avessero già trovato l'intesa per blindare l'esecutivo. di Andrea Tempestini @antempestini