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Attilio Fontana e il sospetto sulle critiche contro la Lombardia: "Quando è iniziato il tutto", il virus non c'entra nulla?

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Attilio Fontana è finito nel mirino ricevendo minacce e scritte sui muri da parte di sigle della sinistra estrema. In una intervista al Giornale il governatore della Lombardia parla di questo, ma delinea anche un quadro più ampio emerso durante la crisi del coronavirus che ha visto la sua regione finire nell'occhio del ciclone. Lui spiega il perché sia finita nel mirino e anche chi ce l'ha voluta metterla. "Il clima non è quello giusto, dovrebbe esserci per rispetto dei ripetuti inviti del presidente della Repubblica. È conseguenza di quel clima. Se queste cose vengono dette dai giornali o nelle istituzioni, il clima non può che peggiorare.  Questo attacco ha natura politica. Non mi sembra che ci siano dubbi: le accuse sono infondate o fondate su menzogne. Tutto viene visto in modo negativo. Ma vorrei sottolineare che alla fine questo clima si riversa contro la Lombardia. Il governo e la sinistra hanno usato molte energie per criticarci piuttosto che per sostenerla". Il motivo? Per il quotidiano di Sallusti le critiche sono piovute con l'avanzare dell'ipotesi di Gallera sindaco.

 



Errori? "Possono esserci stati, ma non le cose che vengono contestate. Non la zona rossa, non la Rsa. Se qualcuno  pensando a Milano 2021, ha inziato ad attaccarci quando l' assessore Gallera ha evocato una sua possibile corsa a sindaco? È da chiedere a loro, a chi ha inscenato questa campagna, quali siano state le ragioni scatenanti. L'unico nostro obiettivo è affrontare i problemi, fermare il contagio e salvare vite. In alcune zone il virus circolava da parecchio, qualcuno dice da metà gennaio. Poi si è diffuso perché c'è una grande densità, mobilità. Ma una considerazione smonta ogni polemica: la provincia più colpita è Piacenza, in Emilia. Le nostre scelte hanno dato risultati eccellenti. L'indice di diffusione del virus oggi è tra i migliori. Noi ci siamo trovati ad affrontare una situazione che non trova paragoni, se non a Madrid, a New York. I medici raccontano che arrivavano 50-60-80 persone che non respiravano più".

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