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Coronavirus, Roberto Calderoli inchioda Roberto Speranza: "Già a gennaio mi chiese di tenere i toni bassi"

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Anche Roberto Calderoli, in occasione del 2 giugno, è sceso in piazza contro il governo. Il leghista lo ha fatto nella sua Bergamo, martoriata dal coronavirus e che ora necessita di ripartire. "Oggi nel giorno della festa della Repubblica siamo voluti essere nelle piazze italiane per fare in modo che questa ricorrenza non si trasformi nel funerale del Paese, come purtroppo rischiamo seriamente che accada con questo Governo di dilettanti allo sbaraglio che non sta dando risposte serie ai gravi problemi del Paese". Il vicepresidente del Senato, partecipando al flash mob del centrodestra, non ha risparmiato critiche a un esecutivo "che vanta di aver messo in pista 80 miliardi, soldi indirizzati a pioggia modello reddito di cittadinanza per non far lavorare la gente, miliardi promessi o millantati che così non creano lavoro, non lo rilanciano, non fanno ripartire le imprese".

 

 

Per Calderoli le risposte che servono alla nostra economia e alle nostre imprese sono ben altre. "Noi abbiamo fatto una serie di proposte che nessuno ha voluto ascoltare. Siamo in ginocchio e vogliamo che le soluzioni che come Lega e come centrodestra abbiamo proposto per far rialzare il Paese siano prese in considerazione e ascoltate da chi sta al Governo. Io non ho mai conosciuto persone così impreparate, così ignoranti, voce del verbo ignorare. C’è sempre la persona sbagliata al posto sbagliato. Non risolvono niente". Ma i giallorossi sanno bene che ormai il danno è fatto. Lo stesso Calderoli si lascia andare a un'ammissione scomoda, almeno per l'esecutivo. "A fine gennaio - racconta sul Corriere - avevo denunciato al ministro Roberto Speranza il rischio dell’epidemia. E lui mi aveva detto: 'Tieni i toni bassi perché c’è il rischio del panico'". Panico che ancora tiene sulla corda il Viminale, terrorizzato dalle proteste dei cittadini che possono insorgere da un momento all'altro. 

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