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Giuseppe Conte e il Mes, il 17 giugno la resa dei conti in Senato: "È una caz***a", la resistenza dei 5S

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“Il Mes è una cazzata ancora peggiore del ponte di Messina”. Le parole di Manlio Di Stefano, sottosegretario grillino agli Esteri, riassumono magistralmente la posizione scomoda in cui si trova Giuseppe Conte. Il premier deve trovare un modo per piegare i “duri” del M5S: serve un escamotage per far mandare giù la "polpetta avvelenata" del Meccanismo europeo di stabilità. La data della svolta, in un senso o nell’altro, potrebbe essere quella del 17 giugno.

 

 

Ne è convinto Il Giornale, che nell’edizione odierna dà conto del fatto che il premier il 17 sarà in aula al Senato per la consueta informativa sul vertice Ue, che si aprirà il giorno successivo. Il Pd è in pressing su Conte per convincerlo a chiedere in quell’occasione il via libera sul Mes. Il presidente del Consiglio è però titubante, se non addirittura spaventato dal rischio di un’implosione dei 5 Stelle, che finora sul Mes hanno espresso una linea salviniana. La formula per ottenere i voti dei grillini potrebbe essere quella di proporre un ampio mandato al governo affinché valuti l’utilizzo di “tutti gli strumenti” proposti dalla Commissione europea: incluso quindi anche il Mes, ma “possibilmente senza citarlo”, fanno sapere da Palazzo Chigi.

“Conte vuole la botte piena e la moglie ubriaca: i soldi Ue e i voti M5S”, è la frase che Il Giornale attribuisce ad un dirigente dem. Ma è anche l’unico modo in cui il premier può evitare una crisi di governo: se il via libera al Mes dovesse arrivare grazie ai voti di Silvio Berlusconi e con il parere contrario dei senatori grillini, allora sarebbe il principio della fine del Conte bis. 

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