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Giovanni De Luca, l'allarme dello storico: "In Italia si rischia il crollo della democrazia". Tutta colpa dell'Europa?

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Giovanni De Luna, professore di storia contemporanea all'Università di Torino, con l'Italia immersa nella crisi per la pandemia da coronavirus vede un rischio "eccessivo, sproporzionato e soprattutto pericoloso rispetto alla gravità del momento. Il Paese ha retto ispirandosi al principio di concretezza. E altrettanta concretezza ora pretende per uscire dalla crisi", spiega in una intervista al Giorno. "Una classe politica che nel recente passato ha ceduto potere e vissuto supplenze - dall'azione della magistratura alla tracotanza dei mercati finanziari - e da ultimo è stata costretta a condividere le decisioni con una scienza pur condizionata da fragilità e dubbi, o ritrova autorevolezza abbandonando il vociare scomposto di questi anni o si condanna a un'ulteriore perdità di credibilità".

 

 

 

Lo storico si sofferma sui governatori per chiarire il concetto sul ricambio di uomini in politica: "I mesi appena trascorsi hanno sdoganato stili pragmatici di governo in tutti i territori. Zaia in Veneto, Bonaccini in Emilia Romagna e De Luca in Campania sono risultati autorevoli per l'efficacia dell'azione. Fontana in Lombardia e Cirio in Piemonte al contrario hanno fallito. Però, dappertutto, istituzioni e cittadini hanno condiviso il linguaggio del riscontro immediato. Da amministrazione in tempo di guerra. Dalle regioni si è così attivato un protagonismo forte e diretto che anticipa la chiamata di una nuova classe dirigente".  E  da nazione iperindebitata, cosa ci giochiamo oltre al benessere? "La tenuta della democrazia. Lo choc di un fallimento potrebbe generare seduzioni autoritarie. Se non, addirittura, tentazioni", l'ultimo avvertimento finale di De Luna. Parole sulle quali l'Unione Europea potrebbe riflettere...

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