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Giuseppe Conte non coinvolge le Camere prima di parlare con l'Ue: "L'avvocato viola la legge"

Paola Tommasi
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Il premier italiano ha violato la legge? Si chiedono a Bruxelles gli uffici della Commissione europea dopo che Giuseppe Conte ha partecipato al Consiglio Ue sul Recovery Fund senza prima raccogliere l'indirizzo parlamentare. E poco conta che la riunione fosse telematica, visto che in discussione c'erano tematiche ad alto impatto economico e finanziario. Poiché è la terza volta che accade, dopo il 2 dicembre 2019 e il 21 aprile 2020, è di questo che si parla nelle cancellerie europee, anche più dei risultati fallimentari del vertice dove i Paesi cosiddetti frugali, pur pesando poco rispetto a Germania, Francia, Italia e Spagna, hanno dimostrato di poter bloccare qualsiasi iniziativa. Tanto più che Conte ha violato la Legge per motivi strettamente politici: nascondere i dissidi interni alla sua maggioranza, con grillini e Pd che litigano sul ricorso al Meccanismo europeo di stabilità, il famoso Mes, e salvare, così, se stesso. Né depone a suo favore l'aver derubricato a transitoria, cioè di fatto inutile, la riunione con i partner europei in un momento in cui in discussione è invece il futuro dell'Europa e dell'Italia, che dipende dalle risorse che ci saranno o meno a disposizione e dagli importi che spetteranno al nostro Paese.

 

 

LE RACCOMANDAZIONI
Non si tratta, infatti, di una riunione straordinaria del Consiglio europeo, aggiuntiva per l'emergenza Coronavirus, ma di una delle quattro tabellari che si tengono ogni anno a marzo, giugno, ottobre e dicembre e che in questa fase approva in via definitiva le Raccomandazioni dell'Ue agli Stati Membri, particolarmente importanti quest'anno in quanto pongono le condizioni anche per l'utilizzo dei fondi della ripartenza, definendo a quali capitoli di spesa e a quali interventi dovranno essere destinati. La Legge violata è la 234 del 24 dicembre 2012, più nota come "Legge Moavero", dal nome del ministro che allora si spese molto personalmente proprio per rendere centrale il ruolo del Parlamento italiano sulle questioni europee e che infatti fu approvata con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari, che così acquisivano una voce su temi che fino ad allora spesso sfuggivano dai radar, con conseguenze negative sul sistema Paese.

La ratio profonda della Legge di cui Conte non ha rispettato gli articoli 3, 4 e 5 è legata a due fattori. Il primo di aderenza alla Costituzione: visto che l'Italia è una Repubblica parlamentare, e alla luce del Trattato di Lisbona, le Camere non possono essere tagliate fuori dal dibattito e dalle decisioni sulle politiche dell'Ue. Secondo elemento, altrettanto importante: il mandato parlamentare rende il governo molto più forte nella trattativa in Europa. Al contrario, non raccoglierlo, specie se questo avviene per far passare inosservata la spaccatura della maggioranza, rende l'esecutivo più vulnerabile e ne manifesta la debolezza. E se al Movimento 5 Stelle, anch'esso diviso al suo interno, questa può sembrare una bravata del premier, utile per rinviare i problemi, ben altra opinione si sono fatti, ancora una volta, gli osservatori internazionali, proprio quelli che comprano il nostro debito e da cui, mai come oggi, ci troviamo a dipendere. 

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