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Giuseppe Conte, i duelli tra il premier e Dario Franceschini nelle riunioni di governo sempre più tese

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Sembrava una coppia affiatata quella tra Dario Franceschini e Giuseppe Conte, premier e vicepremier della maggioranza giallorossa nata dall'accordo tra Pd e M5S.  I due parevano avere un buon feeling, ma nei mesi la situazione è cambiata. Conte accentrando l'agenda di governo nelle sue mani creando i primi malumori nel Pd, con Franceschini in mezzo, ma sempre meno propenso a mediare.  Il ministro della Cultura teme che "una nave senza timone corra il pericolo di affondare". L'ultima divergenza si è registrata sul decreto per le semplificazioni. O, meglio scrive il Corriere della Sera, sul condono. Conte lo ha difeso. Franceschini, però, è stato categorico: "Bisogna farne sparire ogni traccia da quel testo, sennò invece di chiamarlo decreto semplificazioni lo chiameranno decreto condono".

 

 

 

 

Ma le prime divergenze tra i due risalgono all'inizio di marzo, quando Franceschini avvertì Conte: "Non sottovalutare il coronavirus". O come quella volta in cui Franceschini impose al premier la linea dura sulla chiusura delle scuole. Ma pubblicamente lo ha sempre difeso, per non minare il governo. Anche quando tutti lo attaccavano. Il che non gli ha impedito in aprile di criticare riservatamente Conte che non voleva accedere al Mes. Lo scontro più acceso è stato sugli Stati generali. Conte li ha proposti senza avvertire né Zingaretti né Franceschini. "Non hai condiviso questa iniziativa con nessuno, hai deciso tutto tu", lo ha attaccato il capo delegazione pd. 

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