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Beppe Grillo, l'Italia come il Grande Fratello: "Così vuole raccogliere i nostri dati e venderli alle aziende"

Alessandro Giorgiutti
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L'ultima proposta-provocazione di Beppe Grillo («possiamo fare un tentativo, lo lancio qua, io sono matto, sono un comico» dice il fondatore del Movimento Cinque Stelle in un video caricato ieri sul suo canale YouTube e pubblicato sul suo blog) è la creazione un grande «database dove si raccolgano tutti i dati degli italiani e rimangano a disposizione degli italiani». Si parla dei "big data", cioè le informazioni su tutto quello che compriamo online, su cosa guardiamo, su dove ci spostiamo. Un patrimonio che fa gola a multinazionali private e governi: Grillo ne parla come di una «nuova ricchezza» paragonabile al petrolio, e cita uno studio della McKinsey, secondo il quale nei prossimi dieci anni il flusso di questi dati produrrà un volume d'affari enorme, nell'ordine dei 13 mila miliardi di dollari. «Io vorrei sapere a chi viene dato il diritto di accedere ai miei dati», si chiede il comico, sostenendo, a proposito del dibattito che ha accompagnato le trattative e l'accordo tra Tim e Cassa Depositi e Prestiti sulla rete ultraveloce, che è questa la domanda principale, e non quelle su cui ci si sofferma di solito, dal diritto di accesso all'infrastruttura alla velocità di connessione.

 

 

LA DOMANDA PRINCIPALE
E a quel che sembra di capire, la risposta che Grillo dà a questa domanda è: lo Stato. Lo Stato dovrebbe raccogliere i dati dei suoi cittadini, venderli alle imprese che ne facciano richiesta e ridistribuire i soldi ottenuti da questa cessione sotto forma di servizi. Ma siccome il progetto è al momento troppo ambizioso, si potrebbe intanto partire da numeri più contenuti e sostituire lo Stato con un Comune. «Vogliamo essere cittadini e non clienti? Ora, se non si riesce a fare un database dove si raccolgono tutti i dati degli italiani, che rimangono a disposizione degli italiani, possiamo fare un tentativo. Vorrei capire se si può fare per una città, per esempio, come Roma: un database di tutti i dati dei romani (della metropolitana, della stazione, dell'aeroporto, di come si muovono...) in mano al Comune di Roma. E ogni volta che una società di marketing vuole dei dati sui romani paga, e questi soldi vengono restituiti ai romani. Sarebbe un modo di finanziare la Capitale d'Italia senza gravare sul debito».

«CHI È IL VERO DITTATORE?»
Nessun riferimento al tema della privacy. Anzi, c'è una strizzatina d'occhio al modello cinese. «I cinesi sono dei dittatori perché non permettono agli americani di prendere i dati dei cinesi? E allora non è una dittatura quella degli americani, o di altri, che "ciucciano" i dati di tutto il mondo? Qual è la definizione di dittatura? Decidete voi...». Grillo promuove anche l'intesa Tim-Cdp per la creazione di una società unica della rete, anche se la promozione è con riserva. Anche se Cdp avrà il diritto di nominare il presidente (con ampie deleghe) e di dare la sua approvazione all'amministratore delegato e al management della nuova società, il fondatore del Movimento avrebbe preferito una società interamente pubblica. «Eravamo proprio lì, a un passo per unificare tutta la rete, tutte le tecnologie, in un'autostrada pubblica, far convogliare tutte le tecnologie, 5G, 6G, 8G, fibre, fibrette, fibrotte... eravamo lì a un passo per farlo, e tutto è rimasto così in bilico. Bastava uno sforzino in più. Comunque è già un buon inizio».

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