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Matteo Salvini e Calderoli nel mirino dei pm: "La cena", vogliono arrivare al Capitano

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I pm le provano tutte per minare la Lega a ridosso delle Regionali. Nel mirino l'arresto dei tre commercialisti legati all'acquisto "gonfiato" del capannone di Cormano per la sede della Lombardia film commission, i cui soldi - a detta di Luca Sostegni, il primo degli arrestati - servivano a finanziare la campagna del partito di Matteo Salvini nelle elezioni politiche del marzo 2018. Sostegni lo ha infatti messo a verbale, raccontando che Michele Scillieri (altro arrestato) gli confidò "sorridendo" che il denaro dell'affare sarebbe stato impiegato per le elezioni. Un'accusa che sembra non stare in piedi visto e considerato che fino ad ora di passaggi di soldi tra gli indagati e la Lega non vi è traccia.

 

 

Questo però non basta ai giudici che, nella ricerca dei 49 milioni di euro che lo Stato ha concesso al Carroccio per i rimborsi elettorali del 2008-2010 (le rendicontazioni non sono state trovate), sono incappati nello studio dei commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, entrambi in carcere con Scillieri. E tutti e tre vicini alla Lega. Scillieri è difatti il commercialista nel cui studio nel 2017 era domiciliata la Lega per Salvini premier, Sostegni è "l'uomo di fiducia" che Scillieri usa come prestanome in molte operazioni societarie, mentre Di Rubba e Manzoni sono direttore amministrativo della Lega al Senato, il primo, e revisore contabile alla Camera, il secondo. Anche qui qualcosa non torna visto e considerato che gli stessi Di Rubba e Scillieri hanno ammesso che si tratta di un affare costruito tra loro tre. Non solo, perché il quotidiano di Maurizio Molinari ricostruisce addirittura una cena tra il commercialista Manzoni, Salvini e Roberto Calderoli. Una cena smentita dai diretti interessati.

 

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