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Giuseppe Conte, il sondaggio: una sua lista all'11,5 per cento. E a pagare dazio sarebbero M5s e Pd

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Francesco Specchia
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No, no è la Dc. «No, non proprio la Dc. Io direi più l'Ulivo, Conte come Prodi ma con più phisique...». Sono passati meno di due anni dalla battutella che Rocco Casalino, inesausto tessitore delle strategie di Palazzo Chigi, amava suggerire agli amici. Il partito di Giuseppe Conte a guida di un esecutivo di salvezza nazionale con la pochette era, allora, più una boutade che una piattaforma programmatica. Oggi, invece, sulla base d'un sondaggio segreto citato da Gianfranco Rotondi e un sondaggio pubblico Agi-YouTrend la «lista Conte» diventa una concreta e feroce prospettiva.

 

 

PROSPETTIVE
Varrebbe tra l'11% e il 15%. Più l'11%. Ma con un M5s al 12%, il Pd al 15%, Lega al 25%, Conte sarebbe comunque la terza/quarta forza politica. E, ad un'attenta analisi, con una nuova legge elettorale che dovrebbe essere un proporzionale puro, questo rapprensenterebbe il Sacro Graal alle orecchie dei centristi da tempo alla disperata ricerca di un punto d'appoggio e, soprattutto di un leader. Dicono i sondaggi: «Alle spalle dei primi 4 partiti, racchiusi ormai in poco più di 8 punti, ci sono poche variazioni: Forza Italia scende di mezzo punto (6,6%) mentre Italia Viva, Azione e la Sinistra oscillano sempre intorno alla soglia del 3%. Ancora sotto il 2% invece Più Europa (1,8%) e Verdi (1,6%)». Fratelli d'Italia, 16%, seconda forza. E sta bene.

L'impressione che Conte stia usando il Movimento Cinque Stelle come i taxi di Enrico Mattei sta sempre più radicandosi nella pattuglia dei parlamentari pentastellati vicini allo stato brado. Soprattutto tenendo conto del fatto che, dalla proroga dello stato d'emergenza, potrebbe scaturire direttamente da Palazzo Chigi la richiesta d'attivazione del Mes. Il che comporterebbe lo scardinamento di uno degli ultimi principi-cardine dei grillini: E un'ulteriore balcanizzazione del Movimento, già lacerato di suo dal ritorno fiero e vendicativo di Roberta Lombardi pronta a candidarsi a sindaco di Roma; dal depotenziamento della piattaforma Roussseau coincidente col depotenziamento dello stesso Davide Casaleggio; dalle entrate a gamba tesa di Di Basttista contro l'establishment compresi i suoi compagni di viaggio.

Con Renzi che vede sempre più la sua stella in declino e Calenda che - pur sostenuto da idee solide- stenta ancora a decollare il «progetto politico di Conte si prenderebbe 10 punti a sinistra e un paio a destra». Un Ulivo geneticamente modificato avrebbe comunque una sua -diciamo-pregnanza strategica. Già lo scorso giugno Conte, sostenuto dai sondaggi incrementali di Nando Pagnoncelli sulla propria popolarità, aveva superato di 10 punti il suo stesso partito di riferimento. Conte, da allora si è consolidato come punto di riferimento dell'universo grillino. Di fatto, in quel momento, il premier era considerato l'unico a poter gestire la rissa nel gruppo parlamentare dove, secondo alcune indiscrezioni di Elena Polidori sul QN «si starebbe già pensando ad un nuovo simbolo» dopo il distacco da Rousseau. E il distacco da Rousseau, di fatto è avvenuto.

GLI AIUTI UE
Conte ha fatto il suo bel figurone nell'ottenere gli eurobond mascherati da fondi europei (il che, l'ha riscattato abbondantemente dalla figura cacina, durante il primo mandato, sul tema "quote dei migranti"). Conte - e non più Grillo- è diventato il punto di riferimento di giornali "amici" come Il Fatto Quotidiano (si ricorda un'intervistona, dettagliata e istituzionale del direttore Marco Tavaglio). Conte, forte della contezza che il brand M5S sia in declino prepara, nel post- Covid, una pattuglia silente a suo sostegno in caso di mattane grilline che facciano saltare il Parlamento anzitempo. Pure se questa è un'ipotesi remotissima. Conte sa anche questo....

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