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Sergio Mattarella, il retroscena: così ha trovato un compromesso sulle zone rosse e salvato la faccia a Giuseppe Conte

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Le Regioni avevano preparato un documento contro il governo sulle zone rosse nell'ultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte. I governatori minacciavano un documento condiviso dunque tecnicamente bipartisan, con Bonaccini e Toti presenti al vertice, per dire che il premier stava sbagliando e che non avrebbero accettato il decreto. Nel Dpcm, poi approvato, infatti si lasciano tutte le decisioni in mano alle amministrazioni regionali: il governo ha soltanto deciso le zone e le limitazioni, ma ha lasciato agli stessi governatori di poter intervenire ancora. 

 

 

 

Uno scaricabarile di responsabilità che non è stato gradito e che ha rischiato di far saltare il banco. Soltanto l'intervento del Quirinale, che quel decreto ha visto e condiviso, con la decisione di trovare un compromesso tra le esigenze della maggioranza governativa e le idee dei governatori e che, soprattutto, allontanava la pubblicazione di un documento anti-premier che, in questo momento delicato, avrebbe creato una gravissima frattura istituzionale. La richiesta di Mattarella è stata quella che il governo decide quali sono le zone rosse, ma poi l'attuazione e il rispetto delle regole spetta alle regioni che, nei fatti, evita la rottura, ma non risolve il problema. Perché ora si crea un ulteriore problema: le Regioni decideranno davvero? Chi e come chiudere o quale ulteriori restrizioni aggiungere o togliere? Non a caso, la decisione prevista per oggi, giovedì 4 novembre, è slittata a venerdì: solo quel giorno partiranno zone rosse, arancioni e gialle. Insomma, Mattarella ha salvato la faccia a un premier sempre più in affanno, evitandogli quel documento che avrebbe avuto il sapore del colpo di grazia. Per il premier.

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