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Giuseppe Conte, "poi se n'è andato". M5s, indiscreto dal vertice: la rivolta contro l'ex premier

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A distanza di qualche giorno emergono dettagli imbarazzanti sul discorso che Giuseppe Conte ha tenuto ai parlamentari del Movimento 5 Stelle prima dell'incontro a Montecitorio con il premier incaricato Mario Draghi. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, ci sarebbero maldipancia nel gruppone grillino per il fatto che la partecipazione dell'avvocato di Volturara Appula, pur concordata con Vito Crimi e ben nota ai big e ai direttivi di Camera e Senato, "non sia stata condivisa se non all' ultimo momento con gli eletti". Nella chat interna al Movimento si parla di "ingerenza nella riunione dei parlamentari di Conte (non per colpa sua)". Un problema di forma, dunque, ma anche di sostanza.

 

 

 

"Ha fatto lo show e se ne è andato senza ascoltare", ha accusato qualcuno dopo il videocollegamento. Un classico di Conte, mai troppo portato all'ascolto. È l'accusa che gli continua a rivolgere dal fronte Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, ad esempio, confrontandolo con Mario Draghi molto più attento e disponibile al dialogo. Ma che lo stesso pensino quelli che potrebbero essere i suoi prossimi compagni di partito (o perlomeno di gruppo parlamentare, se Conte come si sussurra si candidasse e vincesse alle elezioni suppletive nel collegio di Siena) è un bel campanello d'allarme per chi aspira a fare il leader.

 

 

 

Che la situazione dentro il Movimento sia ormai una polveriera, una guerra per bande, lo conferma anche la decisione di andare al voto sulla piattaforma Rousseau per ratificare o bocciare la decisione (già ufficiosamente presa dai vertici politici su input proprio di Conte e Beppe Grillo) di appoggiare il governo Draghi. Beppe pare non averla presa bene. Davide Casaleggio e Vito Crimi invece pensano che sia l'unico modo per non far esplodere definitivamente i gruppi parlamentari, in cui la componente degli anti-Draghi è ancora piuttosto forte, anche se minoritaria.

 

 

Ma tra gli attivisti della prima ora la situazione potrebbe clamorosamente ribaltarsi. E intanto sulla graticola ci finisce il senatore Giorgio Trizzino, uno dei pochi a schierarsi ufficialmente contro la votazione online. "Parla a nome suo - si lamentano i colleghi -. Perché non se ne va subito al Pd senza decantazione?". Insomma, un bel clima.

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