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Carlo Sibilia punta al Viminale? Sparito il commento in cui sparava: "Mario Draghi va arrestato"

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Cosa non si fa per una poltrona. Lo sa bene Carlo Sibilia, il grillino a un passo dall'essere messo alla porta. Il sottosegretario uscente all’Interno ha infatti ben pensato di cancellare tutte le tracce di un passato imbarazzante. Il Cinque Stelle - spiega Il Foglio - ha ripulito i propri social network dai post contro Mario Draghi. Un chiaro tentativo di vedersi riconfermato al Viminale. “Sono contento che si stiano creando le condizioni migliori per poter interloquire al meglio e senza pregiudizi con Draghi al fine di formare un governo politico, nel solco della responsabilità indicata dal presidente della Repubblica – commentava Sibilia il 4 febbraio su Facebook –. Alle sue parole, il M5s risponde come è nel suo stile fin dagli albori: con il contributo di idee, che sono sempre per noi prioritarie rispetto ai nomi”.

 

 

Dichiarazioni talmente democristiane da non sembrare provenire nemmeno da lui. Il 4 agosto 2014 infatti il pentastellato cinguettava: “Draghi: ‘Stati Ue cedano sovranità su riforme strutturali’, come diceva l’ottimo Beppe Grillo: Vaf***o!”. A ruota libera anche il 15 febbraio 2017. Quando, con tanto di selfie con l’autorizzazione con cui l’allora governatore della Banca d’Italia aveva autorizzato dieci anni prima l’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena, Sibilia accusava: "È stato Draghi nel 2008 a ‘mettere Mps su un piano inclinato’. Oggi gli italiani pagano 8 miliardi per i suoi errori. bankster”. E ancora: “Piccoli bankster crescono. Draghi ha dato il via al crack Mps che oggi paghiamo noi 20 miliardi. Andrebbe arrestato” (i miliardi asseritamente fatti pagare ai contribuenti per colpa di Draghi scendono da 20 a 8 in soli quattro giorni).

 

 

Sibilia è passato in fretta dalle parole ai fatti. E il 14 luglio del 2014 assieme ad altri pentastellati presentò presso la Procura di Roma una denuncia “contro la finanza stragista” a carico “dei presunti cospiratori appartenenti al Gruppo Bilderberg, tra cui Monti, Draghi, Van Rompuy, Barroso e compagnia brutta, per la presunta violazione della Legge Anselmi” (che punisce le associazioni segrete che perseguono fini illeciti). Tutta acqua passata. Delle accuse contro l'ex banchiere ora non c'è nemmeno l'ombra.

 

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