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Laura Ravetto a Senaldi: "Solo Salvini combatte davvero per le donne, il Pd le sue le tiene in tinello"

Pietro Senaldi
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 Dalle vignette alle carte bollate. Finisce in procura l'umorismo sessista di Mario Natangelo, la matita satirica del Fatto Quotidiano, che un mese fa era andato giù pesante nel commentare il passaggio dell'onorevole Laura Ravetto da Forza Italia alla Lega di Salvini. Sul suo sito aveva inserito disegni che neppure il giornale di Travaglio, quello delle vignette sulla Boschi discinta, ha osato pubblicare. Così, per ridere, aveva raffigurato un Berlusconi affranto per l'addio della signora, madre di una bimba di tre anni, "che con la lingua sa fare così bene una cosa". Poi, per rimediare, ha sfornato un'altra raffinatezza, con Silvio che dà della mignotta alla sua ex parlamentare, colpevole di averlo mollato. Ne è venuto fuori un caso nazionale, con gara di solidarietà nei confronti della Ravetto da destra e da sinistra, salvo qualche defezione eccellente, in entrambi gli schieramenti, da parte di politiche solitamente in prima linea nella difesa della dignità delle donne. Significa che, anche nel cuore delle paladine della causa femminile, talvolta più che l'onore di genere possono l'antipatia personale e il calcolo politico. Fatto sta che l'episodio in realtà ha bloccato la lingua della Ravetto, dalla parlantina solitamente rapida e incessante, che da allora se ne è stata zitta. Ha rifiutato una dozzina di interviste e si è autocensurata, senza mai rilasciare dichiarazioni sul suo cambio di casacca all'interno del centrodestra. Si apre oggi, per la prima volta, con Libero, malgrado il nostro giornale non le abbia lesinato critiche per "aver abbandonato la nave che affonda". «Ma la critica politica ci sta, si basa sui fatti, si può replicare». Spiega la Ravetto. «Sono gli attacchi personali, con illazioni sessiste e insulti volgari, ai quali si può rispondere invece solo in tribunale. Infatti ho querelato Natangelo, che prima mi ha offeso e poi ha messo una toppa peggiore del buco».

 

 

 

Onorevole Ravetto, la facevamo una donna indulgente anche verso la battuta da caserma. E invece, mi fa la Boldrini?

«Ho querelato perché penso sia stato passato un limite invalicabile. Ho subito una violenza personale però quelle vignette non offendevano me ma tutte le donne».

Nel senso del così fan tutte?

«È stato evocato uno stereotipo di genere. Sono state aggredite tutte le donne arrivate a un certo livello, insinuando che debbano i loro successi a meriti sessuali. Io ho fatto una scelta politica e sono stata assalita sul privato e diffamata. Mi ha ferito come moglie e come madre».

Non siamo in tribunale, non mi faccia la requisitoria

«Se mia figlia Clarissa avesse quindici anni e non tre, io sarei stata ancora più mortificata, cosa le avrei potuto dire? Dopo che è successo il fatto io per settimane sono andata a prenderla all'asilo, per proteggerla e dare un segnale alle altre mamme che non avevo nulla da nascondere. Questo per farle capire il mio disagio».

Pensa di essere attaccata sulla sua moralità perché è una donna di centrodestra?

«Non ho mai visto donne di sinistra vittime di allusioni sessuali sul percorso professionale e il raggiungimento del successo. E certo, se Natangelo anziché vignettista del Fatto disegnasse su Libero, si sarebbe scatenato un putiferio mediatico ben maggiore e tutta la sinistra vi avrebbe chiesto di cacciarlo».

Ha ricevuto una solidarietà bipartisan

«E mi ha fatto piacere. Anche se mi ha stupito il silenzio di alcune colleghe, di sinistra e di destra, che tutti i giorni si riempiono la bocca con le pari opportunità e fanno le paladine della lotta al sessismo ma su di me hanno taciuto. Forse alcune non volevano inimicarsi amici e colleghi mentre ad altre non faceva comodo difendere una parlamentare passata con Salvini».

Perché ha lasciato un partito che da sempre concede spazio alle donne per andare alla corte del truce maschilista della Lega?

«Basta con i luoghi comuni, guardiamo ai fatti. Salvini è l'antimaschilista della politica, basta vedere come è rispettato l'equilibrio di genere della Lega, soprattutto sul territorio».

Quindi non si trova spaesata nel partito del celodurismo?

«No, io la vedo esattamente al contrario. Qui le donne fanno carriera solo per merito, infatti in tante sono in posizione chiave».

Solidarietà alle donne del Pd, che il partito ha tenuto fuori dai ministeri?

«La sinistra è strepitosa. Si batte per portare nei consigli di amministrazione le donne degli altri e tiene nel tinello le proprie».

Non è che forse più semplicemente le donne del Pd non sono all'altezza?

«Visti gli uomini diventati ministri, penso che ci fosse più di una collega dem all'altezza».

Allora sono proprio dei maschilisti questi progressisti

«Non mi piace il vittimismo femminile. Preferisco dirle che noi donne dobbiamo cambiare schema di gioco. Dobbiamo imparare ad andarci a prendere il potere. In troppe aspettano di essere cooptate dal maschio padrone. Bisogna imparare a lottare per i propri spazi, come fanno gli uomini, noi invece ancora ci battiamo perché ci vengano concessi. È un ragionamento che vale in politica come in altri ambiti».

 

 

 

Si dice che il problema è che manca la solidarietà femminile

«Io non è che di solidarietà maschile ne veda poi molta. Quando c'è da conquistarsi i propri spazi gli uomini si menano duro tra loro. La competizione non ha generi ed è sana, se basata su criteri meritocratici. Però gli uomini hanno una fetta di torta più grande da spartirsi. Noi donne dobbiamo aumentare la nostra fetta e per questo, solo per un tempo limitato, le quote rosa, per esempio la doppia preferenza alle elezioni, possono anche andar bene, perché servono a cambiare la mentalità. Però non bisogna essere ipocriti».

In che senso ipocriti?

«La sinistra si è battuta per inserire le quote rosa nelle aziende private, che rispondendo al mercato sono meritocratiche ma non le impone nei partiti e nel pubblico, per avere le mani libere. Basta con le operazioni di pura immagine».

Se fa un'intervista tutta sulle donne non posso evitare di chiederle di Asia Argento

«Preferisco altre paladine delle cause femminili, lei non mi pare la più adatta. Detto questo, il tema delle donne abusate, in ogni senso, è una battaglia da combattere e vincere».

Lei è una Polverini al contrario. Renata ha lasciato Forza Italia per non essere alleata con Salvini e ora regge con lui il governo, lei è andata in una Lega sovranista e se l'è ritrovata europeista: avete sbagliato qualcosa?

«Io certo no. Il sostegno a Draghi è coerente con il mio passaggio. Salvini ha fatto la mossa del cavallo. Non ha rinnegato i valori attuali della Lega ma è più che mai importante ora essere in Europa per difendere gli interessi dell'Italia. Matteo ha dimostrato che la Lega non è un partito solo di opposizione».

La sinistra lo accetterà?

«Non è un problema nostro. La sinistra è infastidita perché le faceva comodo confinare Salvini e continuare a dipingerlo come un leader di piazza che contesta ma non risolve i problemi. Mi pare sia l'inverso, e non mi riferisco solo ai grillini. Zingaretti e soci sognavano un governo sbilanciato a sinistra in modo da tirare per la giacca Draghi. Se non fossimo entrati noi, ci sarebbe stato una sorta di Conte ter con Forza Italia dentro con ministri senza portafoglio. Invece con la Lega tra gli alleati e M5S in frantumi ora il centrodestra ha più voti dei giallorossi. Durante il discorso in Senato era Giorgetti a sedere a fianco di Draghi».

Però è partita la guerra a Salvini

«C'è chi fa di tutto per provocarlo ma non credo che Matteo ci cascherà».

I sondaggi non premiano molto la scelta

«Non mi risulta che la Lega sia calata, comunque è una mossa da valutare nel medio termine. Grazie all'ingresso nella maggioranza Salvini ha dato rappresentanza di governo alle sue categorie di riferimento. Saremo determinanti nel decidere le destinazioni delle risorse in arrivo dalla Ue e questo era quello che ci chiedevano gli elettori. Io sono convinta che grazie a questa mossa la Lega arriverà al 30%».

Le piace spararle grosse?

«No. Già abbiamo ottenuto che Speranza non chiuda Regioni e attività dall'oggi al domani. Quando otterremo anche il piano vaccinale e riusciremo a veicolare su investimenti produttivi gli aiuti europei, la gente capirà che il governo ha cambiato passo e ne darà il merito alla Lega, che si confermerà il partito di riferimento del centrodestra».

Una frecciata alla sua casa d'origine?

«No. È sotto gli occhi di tutti che Salvini, per atteggiamento e peso del partito, abbia le carte per essere il leader di un centrodestra unito».

Ma se la Meloni è fuori

«Ognuno sta lavorando per rafforzare il proprio partito in modo da creare un centrodestra forte quando si andrà a votare. Ne approfitto peraltro per esprimere la mia solidarietà a Giorgia, alla quale un intellettuale di sinistra, pure professore universitario, ha dato della pesciarola e della scrofa. E ho detto tutto».

Ha capito perché il Pd insiste a inseguire i grillini a pezzi?

«Siccome Draghi si occuperà di economia e vaccini e non cambierà la legge elettorale, il Pd o si inventa l'alleanza con M5S o alle elezioni porta a casa solo briciole. L'unica speranza che ha è fare un cartello giallorosso per vincere qualche collegio uninominale». 

 

 

 

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