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Mario Draghi, indiscrezioni dal CdM: nemmeno una piega quando il M5s Stefano Patuanelli sbotta

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Tensione alle stelle ieri in Consiglio dei ministri durante la partita tra i componenti della maggioranza sui nuovi sottosegretari. La riunione, inizialmente convocata per le 17 senza che il tema fosse all'ordine del giorno, viene poi posticipata alle 18 con un nuovo odg e infine sospesa dopo circa un'ora e mezza. Troppi i veti che, rivela il Giornale in un retroscena, costringono Mario Draghi a prendere tempo per trovare la quadra. 

Il presidente del Consiglio dopo le otto di sera finalmente scioglie le riserve. E' la prima volta che Draghi si deve confrontare direttamente con le pressioni dei partiti. Per ora però l'ex presidente della Bce non fa una piega. Non si scompone nemmeno quando il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli sbotta per le deleghe ai leghisti, a partire da Nicola Molteni, nominato sottosegretario al ministero dell'Interno. Un uomo considerato troppo vicino a Matteo Salvini per affiancare Luciana Lamorgese al Viminale. 

 

 

Pure Draghi sarebbe perplesso. Tant'è. La Lega viene accontentata. Ma la tensione sale anche sulla nomina a sottosegretario all'Editoria di Giorgio Mulè, di Forza Italia, che verrà poi sostituito in corsa da Giuseppe Moles e dirottato alla Difesa. Ed è alla Difesa che il ministro Lorenzo Guerini pretende due sottosegretari. Alla fine Draghi arriva alla soluzione e chiude così la questione. Di fatto concedendo la vittoria a Salvini, che riesce a incassare tutte le sue richieste: Molteni al Viminale, Gian Marco Centinaio all'Agricoltura, Lucia Borgonzoni alla Cultura. In tutto nove sottosegretari, solo due meno del Movimento 5 stelle, e tre più di Forza Italia e del Pd. 

 

 

 

Ed è proprio il Pd il grande sconfitto nella partita dei sottosegretari. Nicola Zingaretti, dopo le polemiche interne al suo partito, decide di premiare le donne (cinque su sei posti) ma è costretto a cedere due poltrone chiave, quella al Viminale e all'Editoria. Non solo. Zingaretti deve anche ingoiare un altro rospo, la nomina dell'unico uomo, Enzo Amendola agli Affari europei. 

 

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