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Manlio Di Stefano, la piroetta sulla "macelleria sociale" di Mario Draghi: poltrona nonostante gli insulti

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Quando si parla di tweet cancellati, Carlo Sibilia è in buona compagnia. Manlio Di Stefano, una volta riconfermato come sottosegretario agli Esteri, si è ben visto dal ricordare cosa pensava del governo Draghi. Ma il web non perdona e nemmeno dimentica. Giusto una ventina di giorni fa il deputato del Movimento 5 Stelle cinguettava contro quella "macelleria sociale" che era l'esecutivo di cui ora fa parte. Per la precisione il pentastellato se ne usciva così: "Un governo tecnico nella storia recente l'abbiamo conosciuto e ce ne ricordiamo ancora per la macelleria sociale. Il nostro voto a Draghi non potrà dunque esserci e mi dispiace per gli sforzi, sinceri e caparbi, del Presidente Mattarella". 

 

 

Ma il voltagabbanismo grillino è last minute, ed ecco che in men che non si dica Di Stefano cambia idea. "Oggi siamo una forza che mantiene gli stessi ideali di sempre ma ha saputo adattarli al senso di responsabilità di chi guida una potenza globale come l’Italia - ha commentato sulla sua pagina Facebook -. Questo bagaglio di esperienza e capacità non può essere sacrificato all’altare delle turbolente dinamiche interne, è ora di imprimere lo scatto finale e completare il percorso con l’occasione che ci è giunta davanti, l’ingresso formale e al vertice del M5S di Giuseppe Conte, che più di tutti in questi ultimi due anni ha saputo incarnare questa visione”. Ovviamente nessun riferimento a quanto scritto in precedenza. 

 

 

Non è andata meglio al collega Sibilia, beccato mentre insultava Mario Draghi salvo poi prodigarsi in un'inversione a U. Sibilia nel 2014 rivolse un sonoro “vaffa” a Draghi, mentre l’11 febbraio 2017 invocò addirittura le manette. Ora invece siede come sottosegretario (scranno che ha occupato per ben tre volte) proprio nel governo guidato da un premier che definiva un "gangster".

 

 

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