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Mario Draghi, Recovery Plan con "decretone d'emergenza". L'indiscrezione: così il Parlamento verrà "saltato"

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L'Italia ha avuto quasi un anno di tempo per mettere a punto il suo Recovery Plan e accedere ai 209 miliardi di euro di fondi europei, ma Mario Draghi avrà bisogno di un "decretone" d'urgenza per approvare il testo senza intoppi né sorprese in Parlamento, per non andare oltre il termine ultimo per presentare il piano alla Commissione Ue a Bruxelles, entro aprile.

 

 

 

 

Le parole-chiave usate da due dei ministri coinvolti, Vittorio Colao all'Innovazione tecnologica ("fare", "semplificare") e Daniele Franco all'Economia (evitare le "battute d'arresto") avevano già messo in chiaro la situazione nei giorni scorsi. E così dentro al decretone potrebbero finire anche norme "per velocizzare il processo civile e spingere le semplificazione procedurali", spiega Repubblica. Questioni "allegate", come dire, ai progetti di sviluppo oggetto del Recovery Fund, ma non direttamente collegati ad essi.

 

 

 

 

Secondo fonti di governo consultate da Public Policy, l'ipotesi dell'intervento d'emergenza sarebbe in linea con quanto suggerito a suo tempo dal commissario europeo (italiano) all'economia Paolo Gentiloni al predecessore di Draghi, Giuseppe Conte, ovvero "instradare il Recovery plan italiano su un binario straordinario per non arrivare tardi all'appuntamento". Poi è arrivata la crisi di governo, il premier e Matteo Renzi hanno battagliato sulla task force che avrebbe dovuto redarre il Recovery Plan, Conte si è concentrato sui responsabili per vincere la sua partita politica con Italia Viva e così sono volati via, senza nemmeno accorgersene, tre mesi cruciali. Per questo il ministro Franco, in audizione in Parlamento, ha ricordato come la sfida sia duplice, "ridisegnare in modo organico la cornice regolamentare delle aree di intervento" e dall'altro lato rispettare i tempi "assai serrati". Tempi di cui, da dicembre scorso, nessuno si è praticamente curato. 

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