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Debora Serracchiani simbolo del dramma Pd. Al Nazareno gira una voce: ma sono seri?

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Niente da fare: il Pd sa di vecchio. Dopo aver richiamato Enrico Letta, ex premier diventato segretario dopo aver di fatto abbandonato l'Italia e il partito dal 2014, anno in cui fu "pugnalato" a Palazzo Chigi da Matteo Renzi, i dem si arrovellano ora sull'eterno problema delle quote rosa. Serve una vicesegretaria donna, per non ripetere il drammatico errore di Nicola Zingaretti. L'ex segretario, nella lotteria delle poltrone del governo Draghi, si è scordato di piazzare qualche bandierina femminile e di fatto da lì è iniziata la sua inesorabile caduta.

 

 



Letta e il Pd non vogliono né possono permetterselo, quindi ora massima attenzione. Sfogliando la margherita (che assomiglia pericolosamente sempre più a una rosa, per colore e spine), il neo-segretario dovrà scegliere la signora che lo affiancherà nella guida del partito. Nomi in ballo? Roba da Ditta, roba da Pierluigi Bersani o giù di lì. Nel ticket a uso e consumo di salottini televisivi e non e giornaloni compiacenti, il segretario potrà scegliere due vice, una donna e un uomo. E il Corriere della Sera azzarda già qualche nome.

 

 

 

 

Prima coppia: "Roberta Pinotti di Area dem (Franceschini) e Peppe Provenzano (Orlando) o Nicola Oddati (Zingaretti)". Le minoranze di Base riformista e degli orfiniani però protestano, e quindi si fa strada l'idea di una sola donna, per mettere d'accordo tutti o perlomeno non scontentare troppo nessuno. Chi sarà lo specchietto per le allodole? Debora Serracchiani (premiata per non aver scaricato pubblicamente Zingaretti) è tornata prepotentemente alla ribalta dopo mesi un po' defilata, la stessa Pinotti ovviamente, la "giovane" Lia Quartapelle (vicinissima peraltro proprio a Letta) oppure Alessia Rotta per Area riformista. Insomma, bilancino bollente. E pensare che Zingaretti aveva lasciato accusando i suoi di pensare solo alle poltrone...

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