
Rai, il colpo di mano di Mario Draghi: "Totale autonomia", retroscena sulle poltronissime con cui esclude i partiti

La grandinata di richieste di dimissioni, di ogni colore politico, precipitata sul vertici della Rai non spinge Mario Draghi non accelera sul cambio dei vertici Rai, dopo caso Fedez-Lega per il 1 maggio. L'amministratore delegato Fabrizio Salini e il presidente Marcello Foa, scelti da M5Stelle e Lega, hanno i giorni contati: il consiglio di amministrazione di viale Mazzini scade a fine giugno. E per quella data il governo, tramite il ministero dell'Economia, dovrà indicare chi dovrà succedergli. Draghi vuole scegliere in "completa autonomia", così come farà per Ferrovie e Cassa depositi e prestiti, le altre due società partecipate con i vertici in scadenza.
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Tra i nomi che circolano per il ruolo di ad c'è quello di Tinny Andreatta, un passato in Rai e ora in Netflix . In corsa per i gradi di ad ci sono anche Carlo Nardello (un passato a Raicom) Fabio Vaccarono di Google Italia ed Elisabetta Ripa, attuale ceo di Open Fiber sponsorizzata dalla Lega. Ma potrebbero prevalere scelte interne. In pole: Paolo Del Brocco, ora alla guida di Rai Cinema, e Marco Ciannamea, responsabile dei palinsesti, molto stimato da Matteo Salvini.
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Per il ruolo di presidente circola forte il nome di Paola Severini Melograni (giornalista e produttrice tv) che se dovesse prevalere l'ipotesi Tinny Andreatta come ad andrebbe a formare il primo ticket in rosa per la tv pubblica. Si fa anche il nome di Alberto Quadrio Curzio, un economista apprezzato da Draghi. Ma anche i nomi di Ferruccio De Bortoli, Marcello Sorgi o Nino Rizzo Nervo. "Ma questi padri nobili, con le credenziali giuste per rivestire il ruolo di presidente di garanzia, potrebbero scendere in campo solo a condizione che venga tolto l'obbligo per i pensionati di lavorare in ruoli dirigenziali solo a titolo gratuito e con il limite di un anno: se non si cambia la legge Madia in Rai non verrà nessuno con uno standing adeguato", spiega deputato di Italia Viva esperto di tv pubblica, Michele Anzaldi.
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