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Giuseppe Conte, retroscena: scontro con Marta Cartabia sulla prescrizione, a rischio i miliardi dell'Europa

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Sono giorni concitati all’interno del Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte che non è ancora ufficialmente capo politico ma ha già una quantità di rogne da affrontare a dir poco notevoli. Adesso l’ex presidente del Consiglio si è messo a rincorrere il mea culpa di Luigi Di Maio, che sul caso dell’ex sindaco Simone Uggetti ha rinnegato il giustizialismo forcaiolo e quindi il suo partito di manettari. In tutta risposta Marco Travaglio lo ha massacrato tirando in ballo pure la sindrome di Stoccolma, mentre Conte si è posizionato nel mezzo. 

 

 

Da una parte ha preso le distanze dalla gogna mediatica verso indagati, imputati e condannati, dall’altra però - per non scontentare il direttore del Fatto che è il suo principale (e unico) sponsor - ha precisato che il M5s non abbandonerà le battaglie sulla giustizia né cedrà sulla prescrizione. “Garantiremo il massimo del rispetto alla dignità di ogni persona, tenendo sempre farlo il massimo rigore nel pretendere rispetto delle istituzioni e dei più alti principi dell’etica pubblica e della trasparenza”, ha dichiarato Conte in un post pubblicato sui social. 

 

 

Sulla prescrizione, invece, i margini per un compromesso sono molto stretti: lo scrive La Stampa, che cita le due proposte avanzate dalla commissione per la riforma del processo penale che la ministra Marta Cartabia ha affidato all’ex presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi. “Non vanno nella direzione giusta, secondo i 5 Stelle, insoddisfatti anche sulla parte dell’inappellabilità da parte del pm e su quella dell’azione penale affidata al Parlamento. Così - si legge su La Stampa - si complica la strada per il governo di Mario Draghi, alle prese con la tagliola fissata dall’Europa per accelerare gli elefantiaci tempi della giustizia italiana. Senza riforma, i rubinetti del Recovery Fund si chiuderebbero”. 

 

 

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