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Pd, quel 20% che vota a prescindere per i democratici: il ritratto di "quelli a cui va bene sempre tutto e comunque"

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Iuri Maria Prado
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C'è un motivo per cui il Pd non si schioda dal 20 per cento scarso dei consensi: ed è che il suo non è propriamente un elettorato ma un pezzo di Stato. Si tratta perlopiù di dipendenti pubblici e di pensionati, oltre che di una certa aliquota di borghesia mandarina fatta di beneducati professionisti cui va bene un po' tutto, al governo o fuori, all'opposizione o in maggioranza, con il fratello di Montalbano o con lo spasimante dell'avvocato del popolo, perché quel che conta è l'appartenenza strutturale, e appunto immodificabile, a una specie di modo d'essere, il conformismo civile e parecchio ignorante della lotta al precariato secondo il modello Alitalia, della guerra al profitto neoliberista secondo il protocollo Autostrade, del rilancio del Sud tramite le procure della Repubblica che fermano gli stabilimenti, della paghetta di Stato ai ggiovani con due g e via di questo passo nei giornali, nei film, nelle case editrici, nelle università, nei tribunali, nei convegni, nelle televisioni dove si celebra la riposante retorica del progressismo due punto zero ai sensi del combinato disposto Greta-Fedez-Zan.

 

 

Se quel vago complesso conservatore, culturalmente infertile, ossidato d'una eterna patina di convenzionalità banalista, non prende né cede troppi consensi è perché non si tratta nemmeno propriamente di un partito politico, ma di un'articolazione del potere pubblico, una cosa che si vota non perché faccia qualcosa ma perché mantenga la propria riserva nel latifondo di Stato: col segretario, uno vale l'altro, in posizione di campiere.

 

 

 

 

La cedevolezza progressista agli esperimenti grillini si spiega esattamente così: che quelli garantivano in ogni caso perfetta intangibilità alla roba postcomunista, i possedimenti messi a rischio da un'oncia di libertà e concorrenza in questo Paese ma davvero non dalle soluzioni apulo-venezuelane che per combinazione si elevano appunto di riferimento fortissimo di tutti i progressisti. Per questo abbonda nei loro discorsi che ci vuole "più Stato": perché più Stato vuol dire più loro.

 

 

 

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