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Primarie Pd, Giorgia Meloni attacca: "Si vota solo quando conviene a loro, allora le politiche?"

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Il Pd ha dovuto scomodare parecchie persone in una calda domenica di giugno, tra l’altro in concomitanza della partita di Euro 2020 tra Italia e Galles, ma è riuscito a evitare il flop delle primarie per il Campidoglio. I votanti sono stati circa 48mila, poco più dei 43mila del 2016: un risultato che Enrico Letta ha rivendicato con orgoglio, anche se la sostanza è che Roberto Gualtieri ha gareggiato da solo. E così questa farsa è finalmente finita: l’ex ministro dell’Economia è ufficialmente lo sfidante di Virginia Raggi insieme ad Enrico Michetti ed a Carlo Calenda. 

 

 

“Siamo pronti a confrontarci con qualsiasi candidato, forti delle nostre proposte”, ha dichiarato Giorgia Meloni, che è stata interpellata sull’argomento della corsa al Campidoglio a TaoBuk di Taormina. La leader di Fratelli d’Italia ha spinto molto per avere Michetti come candidato a sindaco: i sondaggi lo danno sicuramente al ballottaggio, sarà da vedere se con Gualtieri o con Raggi. Ma non è il momento di guardare troppo avanti, nel frattempo la Meloni ha voluto condividere una riflessione: “L’unica situazione nella quale in Italia pare si possa votare sono le primarie del Pd. Se si poteva votare per le primarie, allora si poteva fare anche per le politiche”. 

 

 

“Ha ragione Giorgia Meloni - ha scritto su Twitter Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi alla Camera - se si poteva votare per le primarie della sinistra, non si poteva fare altrettanto anche per le politiche e per le amministrative? La democrazia a corrente alternata secondo il Pd: vale solo quando conviene a loro”. 

 

 

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