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Matteo Salvini ed Enrico Letta, le ragioni della tregua: "Ciò che Berlusconi non ha mai potuto fare", la confessione del ministro

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"Questo governo dà risorse, nessuno prima ci era riuscito": sarebbe questo uno dei motivi alla base della convivenza ora meno difficoltosa, almeno nelle ultime settimane, tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Stando a un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera, i due leder politici - seppur molto diversi tra di loro - avrebbero capito che le loro convenienze al momento coincidono. Il segretario del Pd, in particolare, può riconoscersi nel ragionamento con cui il capo della Lega ha sottolineato ai dirigenti di partito che "non è il caso di preoccuparsi dei sondaggi in questa fase. Mi interesseranno piuttosto quelli che si faranno magari fra due anni a marzo. Perché se nel frattempo l’Italia si sarà risollevata, allora ci verrà riconosciuto elettoralmente il contributo che abbiamo dato alla ripresa del Paese. E io sono ottimista: l’economia sta ripartendo a un ritmo superiore alle attese".

 

 

 

Anche se condannati a stare insieme, insomma, Salvini e Letta potranno comunque ricavare dei vantaggi politici da questa esperienza di governo. Secondo un autorevole ministro dem, questo governo presieduto da Mario Draghi "per la prima volta può fare quanto non hanno mai potuto fare Prodi, Berlusconi, Renzi: cioè distribuire risorse". Un'opportunità che deriva soprattutto dal Recovery Fund. 

 

 

 

E non è tutto. Secondo Verderami, infatti, i leader di Lega e Pd avrebbero capito anche che per una serie di motivi la larga maggioranza in cui si sentono "incastrati" potrebbe durare fino al termine della legislatura. Alcuni giorni fa Salvini ha dichiarato: "Noi sosterremo Draghi finché lui deciderà di restare a Palazzo Chigi". Uguale Letta. Il governo, quindi, potrebbe andare avanti anche dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Nonostante lo snodo del Quirinale, infatti, nessuno dei due scommetterebbe su un immediato ritorno alle urne. Certo, a patto che al Colle non ci salga proprio Draghi: in quel caso, le carte in tavola potrebbero radicalmente cambiare.

 

 

 

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