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M5s, il retroscena: durissimo scontro tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, "ora si guardano da lontano"

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La riforma della giustizia di Marta Cartabia è stata il detonatore dello scontro tra un Luigi Di Maio ipergovernista e un Giuseppe Conte barricadero. Così li descrive in un articolo il Corriere della Sera. Già altre volte in passato i due hanno avuto posizioni divergenti. "La celebre sera dell'«abbiamo abolito la povertà», ottobre 2018, Di Maio è il barricadero che esce sul balcone di Palazzo Chigi e Conte il premier che simula terzietà tra Lega e M5S rimanendo chiuso dentro; un anno dopo, quando al governo c'è il Pd e Salvini è finito all'opposizione, la scena si ripete sulla riforma del Mes, anche se nessuno dei due ride più", ricorda il Corriere. "Non ci parliamo, ecco", disse il ministro degli Esteri in privato, "raccontando di essersi sentito tradito da un Conte allora troppo europeista, con una linea troppo sovrapposta a quella del Pd".

 

 

Oggi Alessandro Di Battista - all'epoca al fianco di Di Maio, poi contro tutti e due, e adesso con Conte contro "gli incapaci e pavidi" ministri M5S del governo Draghi - "ha tentato di dimostrare con la sua sola presenza sulla scena chi dei due fosse al momento il più grillino, il più vaffa, il più «della prima ora», come una silenziosa certificazione di conformità al grillismo delle origini". Grillo - che era al fianco di Di Maio nei tentativi di limitare Conte (2018), che ha sostenuto quel governo Conte II  (2019), che ha elevato Conte a dispetto dell'allora capo politico Di Maio (2020) e che ha finito per stare dalla parte di Di Maio per limitare i poteri di Conte (2021) - difende ora a spada tratta la riforma della prescrizione.

 

 

 

"Simili nel portamento, sovrapponibili in quello stile che a occhio poco attento è sempre parso neo democristiano, in fondo, Conte e Di Maio hanno sempre saputo prima degli altri che due pretendenti sono comunque sempre troppi quando il trono è uno solo. Adesso si guarderanno da lontano, come fecero per tantissimo tempo colossi della Dc come Giulio Andreotti e Ciriaco De Mita. Sapendo che una tregua, prima o poi, potrebbe pure arrivare", conclude il Corriere adombrando l'ipotesi che solo uno de due resterà se dovesse poi arrivare una scissione che li vedesse contrapposti.

 

 

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