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Giorgia Meloni, il tuffo in bikini in piscina scatena gli insulti: "Roba fascista, non si fa una bella fine"

Gianluca Veneziani
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Devono aver preso un bel colpo di sole o essere stati accecati dal sol dell'avvenire (e connesso oscuramento delle facoltà intellettive) per aver intravisto in quella foto un'evocazione dell'ostentazione fascista del corpo. O un richiamo al Duce che nuotava gagliardo nel mare di Riccione, mostrando i muscoli temprati da allenamento e robusta fibra italica. Ma tant' è. Non appena Giorgia Meloni ha postato a Ferragosto la foto di un suo tuffo in piscina, con la scritta «Tuffo in libertà», su Facebook si sono accumulati commenti biliosi, pieni di invidia sociale e odio anti-Casta, conditi da insulti da body shaming e folli associazioni ideologiche col Ventennio. La cretineria e la faziosità degli utenti social riconosceva in quell'innocente tuffo (in bello stile) di Giorgia un'allusione al Duce che esibiva tronfio la sua forza e la proponeva come modello per l'educazione fisica di tutti: «Mi fa pensare ai diversi dittatori passati che con lo sport facevano la tattica dell'"uno del popolo"», scriveva una. Il tuffo in libertà sarebbe dunque un tuffo nella dittatura...

 

 

 




CATTIVERIA - Qualche giorno prima, commentando un'altra foto "sportiva" della leader di Fratelli d'Italia - l'immagine tenera della Meloni che si allenava con un pesetto insieme a sua figlia -, un altro utente metteva in guardia dal medesimo pericolo nostalgico: «L'educazione e la pratica sportiva ebbero un ruolo fondamentale anche nel regime fascista. Nel governo mussoliniano lo sport diviene rappresentazione della potenza e dell'identità nazionale». Ma, ammoniva, «virili, ginnasticati e forti non hanno fatto poi una bella fine». Da brividi, per stupidità e cattiveria. Anche quando non infarciti di assurdi parallelismi storici, molti commenti erano animati da risentimento di classe e disprezzo per chi, per il solo fatto di tuffarsi in piscina, viene perciò considerato ricco. In tanti, convinti che la piscina fosse di proprietà della Meloni (cosa del tutto falsa), la accusavano di fare la bella vita coi denari dei cittadini: «Bella piscina con i nostri soldi», si lamentava uno. «Anche questa piscina è stata pagata da noi contribuenti», insisteva un altro.

 

 

 

 

Ma va così, tra gli elettori di sinistra: votano presunti rappresentanti del proletariato che si muovono tra salotti buoni e barche a vela, però insultano che si fa un comune bagno in vasca. Altri, infoiati dal mito del politico che dovrebbe sempre lavorare, attaccavano Giorgia perché colpevole di essersi presa un giorno di riposo (a Ferragosto!), e la bollavano come scansafatiche. «Siete pagati a peso d'oro per non fare una mazza», «Il tutto sempre a spese nostre, fannullona», «Mettiti al lavoro, perché molti italiani la casa l'hanno persa e avrebbero voluto avere anche la piscina». Somma colpa, poi, pensare al relax, mentre in Afghanistan sta esplodendo l'Inferno: «Giorgia, intanto la missione di pace italiana sta facendo le valigie in fretta, confermandosi un disastro totale!». È vero, la Meloni a Ferragosto era in piscina così come Di Maio era a mare. Ma con la piccola differenza che quest' ultimo, da titolare della Farnesina, avrebbe fatto meglio a monitorare la situazione da luoghi un tantino più istituzionali...


MEDITERRANEO - Dove si raggiungeva l'abisso del becerume era nei commenti di tutti coloro che, a fronte dei tanti che ne apprezzavano la forma fisica, davano alla Meloni della balena e della «sgombra» o la incolpavano di essere un'esibizionista: «Dopo questo tuffo Moby Dick style, credo che hai dovuto riempire di nuovo la piscina», scriveva uno, mentre una donna annotava: «Giorgia, ti stai mettendo troppo in mostra. Lo so che sei più magra, ma non c'è bisogno che ti mostri». Né poteva mancare il paragone con i migranti che annegano in mare, laddove la Meloni si tuffa in piscina, invitando a respingere i neri nel "fascistissimo" mare nostrum. «C'è chi si tuffa nel Mediterraneo per salvarsi da un naufragio. Abbia un pensiero per loro quando scrive roba insensata e di cattivo odore contro chi è in ricerca di libertà», sentenziava uno straniero. Insomma, ogni pretesto, contesto e costume è buono: danno a Giorgia della fascista non perché indossa una camicia nera, ma solo un bikini celeste.


 

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