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Luigi Di Maio e le auto blu: "Se mi vedete, linciatemi". Un disastroso autogol: guardate questa foto

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Da un paio di settimane, sui social, forse vi sarete imbattuti in una foto e in una dichiarazione: sono quelle di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri in carica. "Le auto blu sono il male assoluto, se mi vedete in auto blu linciatemi", dichiarava l'esponente del Movimento 5 Stelle. La data di queste parole? Il 21 marzo 2013. I 5 Stelle avevano appena sbancato alle elezioni politiche, Di Maio era il giovane deputato scelto da Beppe Grillo in persona per incarnare "la nuova ondata" della rivoluzione di Casaleggio padre. Populismo anti-Casta alla massima potenza, e le auto blu (insieme ai vitalizi) erano diventati di colpo il simbolo della cattiva politica, dei privilegi di chi detiene il potere.

 

 

 

 

Otto anni dopo, nella foto diventata virale si vede Di Maio scendere da una auto blu di rappresentanza. "Viaggiava con il treno in seconda classe - ricorda il post virale di Facebook -. Entrato nella scatola, fotografo personale a 35mila euro e Audi A8 presidenziale con autista".

 

 

 

 



Un meme, come si dice in gergo, che rovescia la propaganda pentastellata per sottolineare l'incoerenza degli stessi grillini. Fake news? No, tutto vero. Come chiarito anche da Facta.news, sito impegnato nello smascherare bufale e inesattezze che spesso popolano la Rete, né la foto né la frase attribuita a Di Maio sono "invenzioni".

 

 

 

 

 

Innanzitutto, l'invito al "linciaggio" Di Maio lo ha espresso davvero, come riportato il 23 marzo 2013 da testate come Napoli Today e Corriere del Mezzogiorno in occasione della nomina di Di Maio a vicepresidente della Camera. Corretti anche i riferimenti al fotografo da 35mila euro (all'anno, ma lordi: si tratta di Roberto Dia, fotografo personale del ministro) e l'Audi A8.

 

 

 

 

 

 

Si tratta della auto blu ufficiale utilizzata per i suoi spostamenti ufficiali da ministro degli Esteri. Nulla di male, ovviamente, visto peraltro l'urgenza richiesta in determinati momenti alla Farnesina. Semplicemente, chi di propaganda feriva ora rischia di perirne.

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