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Enrico Letta, soldi, misteri e amici francesi: quei documenti "spariti" sul sito della Camera

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La bordata di Franco Bechis su Enrico Letta: nel mirino del Tempo ci finisce la dichiarazione dei redditi del segretario Pd, con non pochi misteri. "Hanno sparso quintalate di moralismo - scrive il quotidiano romano riferendosi agli esponenti della sinistra -. Ma quando si tratta di loro stessi, lo zelo viene sempre riposto". Motivo dell'affondo? Da un paio di mesi Letta è diventato deputato, eletto nel collegio uninominale di Siera al posto di Piercarlo Padoan, eppure sul sito della Camera ancora non compare la sua documentazione patrimoniale. Certo, Letta ha tempo per farlo fino a gennaio, ma da chi di tutto fa una "questione morale" ci si sarebbe attesi un po' più di solerzia.

 

 

 


Il Tempo ha indagato nel database del Cerved in cui risulta che il segretario dei demi non abbia beni patrimoniali in Italia. Nella sezione del profilo da deputato di Letta, alla voce "dichiarazioni di incarichi e professioni", però, il leader segnala, oltre ovviamente alla sua posizione di segretario di partito, quella di presidente dell'Istituto Jacques Delors, celebre think tank con sede a Parigi. Qualche mese fa il quotidiano Domani, diretto da Stefano Feltri, aveva però ricordato la fitta rete di incarichi e poltrone occupate da Letta negli ultimi anni: co-presidente di Tojoy Western Europe (definito "un acceleratore di start up per le imprese cinesi e per le imprese che vogliono entrare nel mercato cinese"), tra i fondatori della società parigina Equanim (la "prima piattaforma di mediazione internazionale").

 

 

 

 

Andando più indietro nel tempo, nel 2016, Letta fu nominato nell'advisory board di Amundi, "società specializzata nell'asset management, controllata dal gruppo Credit Agricole". L'incarico, l'ultimo di un solidissimo sodalizio con il mondo finanziario, economico e politico francese, che Letta ha lasciato lo scorso marzo "per incompatibilità con il ritorno alla politica italiana". Anche solo rileggendo queste righe, non stupisce che Giorgia Meloni abbia ironizzato sul legame tra Letta e la Francia, parlando di un Pd asservito agli interessi dei transalpini e di un segretario demi "Casalino di Macron".

 

 

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