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Quirinale, Roberto Calderoli stratega di Berlusconi: tam-tam sulla mossa del leghista per vincere la partita

Antonio Rapisarda
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L'aria del Quirinale non porta per nulla bene all'asse Renzi-Berlusconi. Se 7 anni fa l'allora patto del Nazareno si infranse proprio sul nome di Sergio Mattarella, 7 anni dopo è ancora l'elezione del capo dello Stato a rendere ardua una sua riedizione: per lo meno dal lato renziano del campo. A spiegarlo ad Affaritaliani.it, ieri, il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato: «Come abbiamo detto più volte, serve un presidente della Repubblica che abbia un ampio consenso in Parlamento. E Berlusconi non ha queste caratteristiche». Un potenziale duro colpo per le ambizioni del leader di Forza Italia, che nei giorni scorsi ha assicurato ai commensali del centrodestra a Villa Grande di possedere i voti per il colpaccio al quarto scrutinio fra la nebulosa neocentrista e persino fra le fila del centrosinistra.

In quella replica di Matteo Renzi alla conferenza stampa di Draghi («Il Quirinale fa sempre storia a sé») c'è la mira da parte di Italia Viva di voler entrare nella partita con un nome da condividere con il o i «king maker» del centrodestra, eccezion fatta per quello del leader di Fi. E qui, fra le ipotesi, torna a lievitare quella di Pier Ferdinando Casini: oggetto nelle ultime settimane di alcuni ragionamenti intercorsi fra l'ex rottamatore e Salvini. A rispondere al coordinatore renziano ci pensa Gianfranco Rotondi: «Nelle votazioni parlamentari il consenso si misura dopo, non prima». Il deputato azzurro, presidente della Fondazione Dc e conoscitore degli umori centristi, invita alla prudenza: «Aspetterei a concludere che Berlusconi non è un candidato dotato di ampio consenso». Le brutte notizie per Renzi & co potrebbero giungere proprio da chi i meandri del Parlamento li conosce a menadito. A venire incontro alla campagna del Cav fra i 1009 grandi elettori potrebbe arrivare proprio uno dei massimi esperti di regolamenti parlamentari: Roberto Calderoli.

 

 

 

Per il decano dei senatori leghisti (molto ascoltato anche dai grillini) se il centrodestra deciderà di puntare su Berlusconi «il colpo può uscire alla quarta votazione». Se sarà lui il candidato, ha assicurato ad Affari Italiani, «tenteremo qualunque strada per arrivare all'elezione». E se lo dice lui, campione di strategia e di numeri in Aula, significa che l'ipotesi Berlusconi non è distante dalla fatidica quota 505. Certo, ancora è presto per tracciare una road map. «Molto dipende anche dal tavolo di lavoro che ha avviato Salvini», ha ragionato Calderoli, convinto che «se ci fosse una condivisione ampia non si arriverebbe nemmeno alla quarta votazione». Nel caso però non dovesse giungere questo nome, il leghista immagina uno scenario del genere: «Nelle prime 3 votazioni ci saranno candidati accademici o bandierine, non so ancora se si opterà per la strada della scheda bianca. Poi dal quarto scrutinio si farà sul serio». A quel punto si verificheranno «i numeri e spetterà ai segretari di partito decidere la strada da prendere».

 

 

Fra le ipotesi - circolate pure ad Arcore - potrebbe rientrare Draghi «ma può darsi che non ci sia la necessità di altre votazioni», ha chiosato Calderoli, «perché al quarto scrutinio potrebbe andare in porto l'elezione del Cav». Ad assicurare lealtà all'ex premier se deciderà di correre per il Quirinale anche FdI. «Sarà sicuramente compatta nel votarlo»: parola del cofondatore Ignazio La Russa. Per i meloniani, «qualora non funzionasse la sua candidatura, per colpa di altri», la prova del nove sarà stare compatti «anche nelle successive scelte».

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