Cerca
Cerca
+

Quirinale, il "piano B" di Matteo Renzi: premier Dario Franceschini, Lega fuori dal governo

Elisa Calessi
  • a
  • a
  • a

Il Piano A di Matteo Renzi è ancora quello di trovare un'alternativa all'unico nome che, sulla carta, potrebbe essere eletto alla prima votazione, ossia Mario Draghi. «Almeno per una settimana», dice chi parla con lui, «proverà a costruire un'operazione diversa». Perché i capisaldi del leader di Italia Viva, nella complicata partita che sta per iniziare, sono due: assicurare che la legislatura prosegua fino al 2023 e cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, modifica decisiva per giocare un ruolo alle prossime elezioni politiche. Il quadro che gli permetterà di ottenere questi due obiettivi sarà quello a cui lavorerà. Se, però, da qui all'Epifania, non dovesse trovare alleanze per costruire uno schema che preveda la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi, è chiaro che non avrebbe problemi a cambiarlo. Perché, nel gioco del Quirinale, c'è una regola aurea: vince o chi impone il proprio candidato o chi, un minuto dopo aver capito che il proprio cavallo non ha chance, punta su quello vincente. È vero per Renzi, come per Silvio Berlusconi, che anche in questi giorni di feste, da villa San Martino, sta sondando, al telefono, un parlamentare azzurro dopo l'altro per verificare la disponibilità dell'interessato a votarlo per il Colle.

 

 

L'AGO DELLA BILANCIA
Ma quale è il piano B del leader di Iv? «Sul Quirinale», ha scritto ieri nella sua e-news, «leggo i soliti retroscena di chi diceva che, nel 2015, avrei scelto il nome del presidente con Berlusconi e di chi, nel 2021, diceva che avrei chiuso con Conte per un ministero in più. Questi profeti del nostro tempo dicono che io voglio fare l'ago della bilancia. Eppure è semplice da capire: se avessi voluto fare l'ago della bilancia, non avrei mai lavorato per il governo Draghi ma avrei, al contrario, fatto nascere il Conte Ter, dove saremmo stati ben più incisivi e numericamente rilevanti». Allora qual è lo schema alternativo di Renzi, se non va a segno il primo e che vede, in prima linea, Pier Ferdinando Casini o un profilo analogo? Non certo Giuliano Amato, di cui tanto si parla, e che il leader di Iv ha due motivi per non volere: il primo è che già nel 2015 si oppose alla sua elezione al Colle, essendo il candidato di Berlusconi e di Massimo D'Alema, il secondo è che gli imputa un ruolo nell'onda che portò alla bocciatura del referendum sulla riforma costituzionale da lui voluta.

Il piano B prevede la salita al Colle di Draghi, ma con un accordo di ferro su Palazzo Chigi. Se Renzi si accorgerà, nelle prossime settimane, che non si riesce a costruire una maggioranza sufficiente a eleggere al quarto scrutinio, se non al primo, il nuovo presidente, dovrà accettare l'unica alternativa: Draghi. A quel punto, però, lavorerà per un patto sul governo. E il nome che gira in queste ore, come sostituto del premier a Palazzo Chigi, è quello di Dario Franceschini. Ministro con grande esperienza parlamentare e governativa. Potrebbe garantire la tenuta dei gruppi parlamentari dem e persino del M5S, avendo intessuto ottimi rapporti con Conte e Di Maio nel periodo del Conte 2. Chi conosce entrambi, non si stupisce. Se è vero, infatti, che i due hanno sempre scelto strade diverse, e spesso si sono scontrati, è altrettanto vero che non hanno mai smesso di sentirsi e che, per certi versi, si intendono molto bene, essendo entrambi due animali politici.

 

 

LETTA SOGNA, SALVINI...
Se Draghi fosse eletto presidente della Repubblica, Franceschini potrebbe prendere le redini del governo. Ma a un patto, dal punto di vista di Renzi: garantire che la legislatura vada avanti e assicurare un ritorno al proporzionale. Queste sono le due condizioni. In una ipotesi del genere, è probabile che la Lega lascerebbe la maggioranza. A sostenere il governo sarebbe, a quel punto, una maggioranza "Ursula", il centrosinistra allargato a Forza Italia. Che è il sogno di Enrico Letta. Resta da capire se Berlusconi accetterebbe di rompere con Lega e Fratelli d'Italia a un anno dalle Politiche. Ma se non si trova una larga intesa, tutto è possibile.

Dai blog