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Sergio Mattarella e il bis al Quirinale, quando diceva: "Il presidente deve restare"

Tommaso Montesano
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Netto a parole. Possibilista nei fatti. Sull'ipotesi che il presidente della Repubblica - quindi se stesso - possa essere rieletto, il Sergio Mattarella capo dello Stato, almeno ufficialmente, non ha mai lasciato aperto alcuno spiraglio. In ogni circostanza pubblica, sia quella più formale che quella più conviviale (si pensi ai discorsi tenuti di fronte agli studenti), il Presidente uscente è sempre stato netto: non se ne parla. Eppure, a scavare negli archivi, salta fuori qualcosa che contraddice il "Mattarella pensiero" delle ultime settimane. Un'intervista rilasciata al Corriere della Sera alla vigilia del voto per la successione ad Oscar Luigi Scalfaro, ad esempio.

 

 

È il 1999 e il capo dello Stato dell'«io non ci sto», il nome più inviso al centrodestra, allora all'opposizione come "Polo delle libertà", si avvia a concludere il settennato sul Colle. E la maggioranza di centrosinistra, l'Ulivo, è alle prese con la scelta del successore. I numeri sono dalla parte dei "progressisti", di cui Mattarella è all'epoca uno dei leader parlamentari in qualità di capogruppo a Montecitorio del Partito popolare italiano, il Ppi, uno degli eredi della Dc. Epperò Mattarella, forse per evitare brutte sorprese, lancia agli acerrimi avversari guidati da Silvio Berlusconi un'offerta: «Perché non rieleggiamo Scalfaro al Quirinale?».

 

 

 

Certo, ammette il presidente dei deputati popolari, «è vero che anche da soli avremmo la possibilità di eleggere il capo dello Stato», però «un'ampia convergenza» non è mai una brutta cosa. Se non altro perché taglia la testa al toro. Così Mattarella la butta là e, pur consapevole di come il centrodestra non ami - eufemismo - Scalfaro, lancia la proposta: settennato bis per il Presidente uscente in cambio, ecco l'offerta, «di una rinnovata intesa sulle riforme», a partire da quella per l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Insomma: il Mattarella intransigente di oggi sulla rielezione, 23 anni fa proponeva un patto al centrodestra: Scalfaro ancora sul Colle in cambio di un «accordo» sulla nuova versione della Costituzione, introducendo quel presidenzialismo tanto caro - oggi come allora - al centrodestra. Un'offerta che cadrà nel vuoto, visto che il 13 maggio 1999 sarà eletto alla prima votazione Carlo Azeglio Ciampi.

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