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Sergio Mattarella, 387 voti alla settima tornata. L'antipasto del plebiscito: "Ai partiti ha chiesto una cosa"

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Solo un antipasto: Sergio Mattarella ha raggiunto i 387 voti nel settimo scrutinio per l'elezione del Capo dello Stato, superando di slancio i 336 raggiunti ieri (e per la cronaca pure i 382 a cui si era fermata alla quinta votazione Elisabetta Casellati, presidente del Senato impallinata dal fuoco amico del centrodestra). Si va velocissimi verso il bis del presidente uscente al Quirinale. Intorno alle 15.30, come rivelato dall'agenzia Adnkronos, i capigruppo delle forze politiche che hanno siglato l'intesa per un Mattarella bis (cioè della maggioranza) sono attesi al Colle per chiedere ufficialmente al Capo dello Stato di disfare gli scatoloni pronti da settimane, dare per persa la caparra del suo nuovo appartamento romano da senatore a vita e disdire pure qualche appuntamento nella sua Palermo. Dovrà restare a Roma per altri 7 anni. Non ci sono dubbi sul fatto che il presidente accetterà. Così come è certo il "diktat" che imporrà ai partiti mai così deboli: devono garantirgli più dei 665 voti raccolti nel 2015. E magari pure più dei 738 di Giorgio Napolitano, il primo storico bis al Colle nel 2013. Di sicuro, però, Mattaella non farà come Re GIorgio, che appena eletto arrivo a Montecitorio per insultare gli onorevoli inconcludenti (costretti pure ad applaudirlo). Dal siciliano sono attesi toni decisamente più soft, come nel suo stile.

 

 




E che a farlo non siano i leader di partito ma i "semplici" capigruppo ha doppia valenza. Innanzitutto, per sottolineare come la invocazione a Mattarella venga "dal basso", cioè dagli stessi parlamentari che da giorni chiedevano una soluzione al rebus e che da ore minacciavano i capi di partito: senza un accordo rapido, sarebbe stato il Parlamento stesso a votare per Mattarella a furor di popolo, come unica via d'uscita dall'impasse. Dall'altro lato, molto più politico, è di fatto la rappresentazione plastica della resa di leader usciti con le ossa rotte da questi sei giorni. Tra veti, incertezze e turbolenze interne, si sono tutti dimostrati non in grado di reggere la trattativa fino in fondo, perché sebbene accettata da tutti (tranne che da Giorgia Meloni) la carta del bis di Mattarella era davvero l'extrema ratio. E ora ha buon gioco proprio Fratelli d'Italia, che alla settima aveva candidato ancora Guido Crosetto compreso il nulla di fatto delle ultime riunioni, a criticare sia gli alleati di centrodestra, sia gli avversari di centrosinistra. E pure il Capo dello Stato, colpevole di essere disposto a rimangiarsi la promessa  dell'addio.

 

 

 

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