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Il personalismo uno dei mali della politica. L'analisi di Andrea Pasini

Andrea Pasini
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Quello che si è presentato davanti ai nostri occhi i giorni scorsi è il peggio che potava esprimere la politica italiana. La decisione di rieleggere Sergio Mattarella per un secondo mandato, nonostante abbia senza alcun dubbio garantito stabilità al Paese e credibilità nei rapporti internazionali agli occhi del mondo, aiutato nell’ultimo periodo anche dalla presenza e dalla credibilità internazionale di cui gode Mario Draghi come tecnico prima e ora come premier, ha mostrato come la nostra politica stia vivendo un momento di crisi senza precedenti. E non basterà certo un anno, nel 2023 si tornerà alle urne, se non prima come probabilmente accadrà, per risanare la situazione. 

Le elezioni per il Quirinale hanno sancito il definito fallimento del personalismo di cui la nostra politica si è nutrita negli ultimi 20 anni. Il culto della persona ha soppiantato progetti e ideali. Non esistono proposte politiche concrete, ma solo leader. Sia nel centrodestra che nel centrosinitra troppo spesso i partiti si identificano in una singola persona che finisce per non rappresentare la collettività, ma solo se stessa. 

Si è parlato tanto di “King’s maker” durante queste ultime elezioni. Il Partito Democratico (e non solo) si dichiara vincitore di una partita che ha giocato solo in difesa, mentre il centrodestra che rappresenta la maggioranza elettorale nel paese si è completamente spaccato facendo l’ennesimo regalo alla sinistra e parla ancora una volta di “rifondazione” senza però mettere sul tavolo nessuna idea concreta e alcun progetto a medio lungo termine. 

Nonostante il mio assoluto rispetto per Mario Draghi, ci troviamo di fronte a una classe politica talmente debole da dover affidarsi a persona esterne  i tecnici  per gestire un Paese che altrimenti andrebbe alla deriva. Una politica debole, che preferisce abdicare invece che assumersi le proprie responsabilità  e che ancora una  volta non è in grado di mettere in campo decisioni concrete per il bene del Paese che hanno giurato di servire. 

I nostri politici si nascondono prima dietro Draghi, ora dietro Mattarella, perché hanno paura di ammettere che la loro unica missione è la sopravvivenza. Ci troviamo governati da tanti  uomini, in perenne conflitto tra loro, incapaci di accettare (e quindi cercare di risolvere) i loro limiti e sopratutto i problemi concreti del Paese. I cittadini vogliono risposte concrete e si sono stancati di continui slogan, di continue liti e di una politica che persiste imperterrita a fare chiacchiere e mai fatti concreti. 

La personalizzazione di partiti, perseguita attraverso personaggi con nessuna valenza di competenze reali, ha solo portato alla totale assenza di idee e alla scalata di persone incompetenti e impreparate ad assumersi un ruolo così delicato. Un circolo vizioso che ci ha portato fino ad oggi a continue sconfitte in Italia e all’estero. 

Ci troviamo ad affrontare anni delicati. Il futuro del nostro Paese, dei nostri figli, è nelle mani dell’attuale classe politica e questo mi spaventa e mi preoccupa seriamente da padre di famiglia e da imprenditore. È fondamentale che oggi si torni a parlare seriamente di lavoro, di welfare, di sicurezza, di cultura! L’Italia si trova ai nastri di partenza e servono progetti seri che accompagnino i cittadini e le nuove generazioni nei prossimi anni. Siamo stanchi di soluzioni di breve periodo che non fanno altro che creare malumori e discussioni sterili.

In questi giorni “buttati” in continui litigi e ripicche politiche, chi ha pensato alla crisi energetica? Chi ha pensato a quei lavoratori che ancora vivono un momento di crisi ? Chi ha pensato al dilagante fenomeno della povertà che colpisce sempre più italiani? Chi ha pensato seriamente a come far ripartire l’economia reale ? Chi ha pensato davvero, anche solo per un momento, all’Italia e agli italiani?

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