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Massimo Cacciari e il Mattarella bis: "Perché così si spalancano le porte a un nuovo Duce"

Massimo Cacciari

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Il Mattarella bis, dopo il Napolitano bis, indica che si va verso il presidenzialismo. Ma, si chiede Massimo Cacciari nel suo editoriale su La Stampa, "l'elezione diretta del presidente potrebbe rappresentare un segnale di buona innovazione della Carta? Si parla, è ovvio, di un Presidente che nomina il suo Gabinetto, che può formare governi omogenei e strategicamente orientati. Ma anche qui o si ragiona in termini di sistema o non si ragiona tout court".

 

 

Perché, prosegue il filosofo, "se si vuole un presidente e non un Duce, è necessario dire contestualmente il modo in cui si rafforza lo stesso Parlamento, si rafforzano Regioni e Enti locali, si promuove a tutti i livelli il principio di sussidiarietà, per cui tutto ciò che è possibile fare a livello di corpi intermedi a questo livello va deciso e fatto, semplificando ed eliminando mediazioni burocratiche e centralistiche".

 

 

Dunque, sottolinea Cacciari, "riforma del Parlamento a una sola Camera e Senato delle Autonomie; macro-Regioni, che possano davvero svolgere funzioni di governo; Enti Locali messi in grado di decidere su materie che rientrano fisiologicamente nelle loro competenze, come le imposte sulla casa. E autonomia vera per scuola e università". Si chiede il filosofo: "Che cosa fonda una repubblica democratica se non il foedus, il patto tra soggetti consapevoli, autonomi, che si riconoscono reciprocamente anche quando confliggono? Difficile, sì - molto più semplice andare avanti a decreti e a rinviare decisioni. Molto più facile il decisionismo della perenne indecisione. Ma il nostro presidente ne avverte certo la malattia mortale. E saprà trovarvi rimedio. Speriamo", conclude Cacciari.

 

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