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Mario Draghi, "pronto a una maggioranza diversa": le indiscrezioni sulla telefonata a Berlusconi e Salvini

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Mario Draghi non accetta più compromessi. Dopo che i partiti lo hanno sedotto e poi abbandonato nelle partita per il Quirinale, il premier tira dritto. Il suo obiettivo è di approvare quello che c'è da approvare, con le forze politiche che ci stanno, finché ci staranno. Lo ha dimostrato nella giornata di giovedì 3 marzo, quando sulla riforma del catasto il governo ha rischiato di sgretolarsi. Non a caso Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che hanno votato l'emendamento soppressivo della riforma assieme a Fratelli d'Italia rischiando di mandare in frantumi l'esecutivo, sono stati raggiunti al telefono dal presidente del Consiglio. Stando a Repubblica Draghi li ha avvisati: medierà ma il giusto - se necessario - poi porterà al voto i testi di legge. E continuerà ad accelerare sapendo che l'esecutivo non può cadere in tempi di guerra.

 

 

Se anche poi dovesse accadere, a quel punto - si legge - si formerebbe in tre minuti una nuova maggioranza atlantista, europeista, anti- populista. D'altronde il timore dell'ex numero uno della Banca centrale europea è che il catasto faccia da apripista a uno schema di maggioranze variabili, di leader che professano mani libere. Insomma, un precedente che difficilmente può mantenere saldo il governo. Chi garantisce ad esempio che la rottura non si ripeta sui balneari? E che i Cinquestelle, per ritorsione, non imitino il Carroccio sul superbonus?

 

 

Per non parlare della concorrenza, provvedimento prioritario per Draghi. Non solo, a gettare benzina sull'esecutivo anche il nuovo quadro geopolitico mutato dopo la guerra in Ucraina. "Macron parla con Putin e fa bene a farlo. A me piacerebbe che anche l'Italia fosse protagonista di questo dialogo, che fosse Draghi in prima linea. Magari lo è, ma noi non lo sappiamo", aveva tuonato Salvini.

 

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