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Sondaggio, sorpasso di Giorgia Meloni sul Pd: effetto Ucraina sul centrodestra, cifre clamorose

Giorgia Meloni

Salvatore Dama
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Tempi in cui tutti sono distratti (e impauriti) dalla guerra. Eppure qualcosa si muove nell'elettorato italiano. Il centrodestra consolida il suo vantaggio nei sondaggi. Mario Draghi cresce lievemente nel gradimento dei cittadini, nonostante gli aumenti di benzina e bollette. E poi c'è il centrosinistra. In calo. Soprattutto il Pd, che arretra al secondo posto, lasciando il primato dei voti virtuali a Fratelli d'Italia.

CAVALLI DI BATTAGLIA - Non è un caso che, da alcuni giorni, Enrico Letta abbia spolverato tutti i cavalli di battaglia della sinistra, per provare a invertire il destino dei dem. Solo nell'ultima settimana è stato approvato alla Camera il testo sul fine vita ed è stata avviata in Commissione Affari Costituzionali una proposta sullo ius culturae, per concedere la cittadinanza veloce agli stranieri. Infine i dem sono pronti a rilanciare il ddl Zan. È il primo firmatario della legge sull'omofobia ad annunciare che, a fine aprile, il Pd ci riproverà, dopo l'ultima bocciatura in Parlamento. Ma torniamo ai sondaggi. Nella stima fatta da Dire-Tecnè lo scorso venerdì si segnala il sorpasso di Fratelli d'Italia ai danni del Pd in testa alla classifica del consenso degli italiani. Il partito di Giorgia Meloni, guadagnando lo 0,1%, si porta quindi al 21,6% delle preferenze e stacca i dem, fermi allo 21,2% (-0,3% in 7 giorni). Continua il calo della Lega (-0,2%) che tuttavia rimane saldamente sul gradino più basso del podio con il 16,1%. Segue il M5s, quarto, con il 12,3% (-0,1%). Quindi Forza Italia con il 10,6 (+0,2%)%.

 

Crescono Azione e Europa+ (+0,2%) ora al 5%. Guadagna terreno anche Italia Viva al 3% (+0,2%), mentre si ridimensionano Europa Verde 2,4% (-0,1%) e Sinistra Italiana 2,3% (-0,1%). La coalizione di centrodestra allunga leggermente sul centrosinistra nell'ultima settimana. Con un +0,2% si porta al 49,9%, a un passo dalla metà esatta delle preferenze degli italiani, e stacca la coalizione avversaria ferma al 37,5% (-0,4%). Fdi, Lega, Fi, Udc e Ci si avvicinano alla percentuale di poco più di un anno fa quando raggiunsero il 53% contro il 34% di Pd, M5s, Articolo 1 ed Europa Verde.

FIDUCIA NEL PREMIER - Cresce leggermente la fiducia degli italiani in Mario Draghi. Sempre secondo la stima Dire-Tecnè il premier questa settimana vede aumentare il suo consenso di 0,3 punti percentuali. Ora è apprezzato dal 53,9% degli italiani. Ecco questi numeri hanno fatto scattare l'allarme rosso in casa dem. In realtà Enrico Letta ha suonato la sveglia già da alcuni giorni, invitando i suoi a calcare la mano sui temi più cari alla sinistra, sui quali c'è l'appoggio anche dei Cinquestelle. Per esempio è stato incardinato in Prima Commissione il testo unificato sulla riforma della cittadinanza, che introduce il principio dello ius culturae e toglie dal tavolo il tema dello ius soli, che finora ha diviso il Parlamento. Il testo, denominato anche ius scholae, è stato presentato dal presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s) e ha il pieno sostegno dei democratici. La previsione è che possa acquistare su richiesta (dei genitori) la cittadinanza italiana il minore straniero nato in Italia che abbia risieduto legalmente qui e abbia frequentato regolarmente, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici.

 

 

Altro? In settimana la Camera ha approvato la proposta di legge sul suicidio assistito, passato con i voti della coalizione giallorossa, di sei deputati di Fi e cinque di Coraggio Italia. Il provvedimento avrà vita dura al Senato, dove i numeri sono più ballerini. Infine c'è il ritorno del ddl Zan. «La battaglia non è finita», assicura Alessandro Zan. Il promotore del disegno di legge contro l'omofobia rilancia e promette che il 27 aprile, quando sarà finito l'embargo, sarà ripresentato il testo della sua legge al Senato. «Fino all'ultimo minuto di questa legislatura» assicura l'esponente dem all'Adnkronos, «proveremo a portare a casa una buona legge contro i crimini d'odio». Zan annuncia che si ripartirà dallo stesso testo. Quello già bocciato dal Parlamento alcuni mesi fa. 

 

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