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Marine Le Pen vince? Enrico Letta: "La fine della guerra di Putin"

Gianluca Veneziani
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Toh, chi l'avrebbe detto che il principale sponsor di Marine Le Pen sarebbe stato il segretario del Pd Enrico Letta. Ormai noto come SciaboLetta, viste le sue pose da guerrafondaio fedele al motto «Armiamoci e partite». Il nostro, Letta con l'elmetto, l'altro giorno si è lasciato andare a uno sfogo bellico a parole, cioè un tweet, in francese per darsi un tono internazionale, contro la Le Pen candidata all'Eliseo. Per il leader dem, la Marine della destra transalpina non sarebbe altro che la controfigura del Vladimir di oltre cortina di ferro.
«Se il 24 aprile vincesse Le Pen, sarebbe il più grande successo di Putin», scrive l'Enrico nazionale (de la République), nella veste francofona da prof dell'école di Sciences-Po. Fin qua nulla di nuovo, se non l'ennesimo sgangherato parallelismo tra lo Zar e un leader della destra europea.

 

 

 

Un paragone che poteva essere suffragato semmai alcuni anni fa dal fatto che il Cremlino, tramite una banca di Stato, aveva finanziato nel 2014 con oltre 9 milioni di euro il partito della Le Pen, allora chiamato ancora Front National. Ma che risulta debolissimo oggi, visto il riposizionamento del Rassemblement National, nome attuale del partito lepenista, su sponde decisamente più moderate, e di sicuro non sospettabili di simpatie filorusse (anche il rapporto finanziario tra Le Pen e il Cremlino si è interrotto bruscamente un paio di anni fa, dopo la causa intentata da una società russa nei confronti del partito di Marine per la mancata restituzione del prestito del 2014).
Se è per questo, oggi sono molto più tacciabili di filoputinismo i candidati di estrema destra, Zemmour, e di estrema sinistra, Mélenchon. E lo stesso presidente in carica Macron è, tra i leader europei, quello che ha assunto le posizioni più dialoganti con lo Zar.
Che facciamo, non incolpiamo anche lui di essere un tifoso di Vladimir?
 

LA PROFEZIA - Ma la vera notizia è nel seguito del tweet di Letta, in cui lui, con visione da politologo illuminato, profetizza cosa accadrebbe nel caso di un successo di Marine: «A quel punto Putin potrebbe fermare i carri armati, perché sarebbe già arrivato nel cuore dell'Europa».
Tradotto: se vincesse la Le Pen, la guerra potrebbe anche terminare il giorno dopo. Il che, più che una iattura, pare una benedizione, uno scenario più che mai auspicabile. Forse, nella sua nuova versione da soldato irriducibile, combattente (in retroguardia, anzi da remoto) nelle truppe del Bene contro il Nemico, Letta considera la fine delle ostilità, della guerra guerreggiata, come una mezza sciagura. Ma in realtà, non volendo, agli occhi delle persone di buon senso, Enrico ha fatto uno spot clamoroso a favore dell'elezione di Marine: classico caso di eterogenesi dei fini e di frase boomerang con cui, anziché demolire l'avversario, finisci per sostenerlo e insieme danneggi il tuo "amico". Il seguito implicito dell'affermazione lettiana è infatti che, se trionfasse Macron, la guerra contro Putin sarebbe destinata inevitabilmente a continuare.
Ora, ignoriamo quanti voti i tweet in francese di monsieur Lettà siano in grado di spostare Oltralpe (temiamo pochi, come in Italia).
Però, se fossimo cittadini francesi, l'argomentazione del segretario dem ci convincerebbe a votare la Le Pen, anziché no.
L'altro aspetto interessante della dichiarazione lettiana è che essa rischia di generare lo stesso effetto di un altro suo tweet di alcuni giorni fa contro Orbán, e cioè di essere una profezia che si avvera, ma a rovescio. Il 3 aprile Letta, in merito alle elezioni in Ungheria, aveva auspicato una disfatta del primo ministro sovranista, scrivendo «Col fiato sospeso oggi, sperando in un miracolo nelle urne.
#OrbanOut». Quel giorno stesso, tuttavia, il premier ungherese è stato riconfermato con un plebiscito, il 62% di voti. Quando si dice azzeccare le previsioni...

 

 

 

 

L'EFFETTO FASSINO - Il messaggio "benaugurante" del leader del Pd era stato accolto con un certo giubilo dagli utenti Twitter, nel senso che Letta era stato ampiamente giubilato. «Fiato sospeso? Respira sereno, che dovrai attendere altri quattro anni a partire da stasera», gli aveva scritto uno. Mentre un altro gli ricordava: «Orbán vince le elezioni e governerà per la quarta volta consecutiva in 12 anni. Il Pd ha governato 4 volte negli ultimi 9 anni senza vincere le elezioni». E un altro ancora lo sfotteva per il "miracolo" mancato: «Il vero miracolo sarebbe rimandarti in Francia». Ancora più beffardo, a gufata fallita, era stato il commento rancoroso dello stesso Letta: «Ritengo una iattura per qualunque progresso dell'Europa la vittoria di Orbán». Eh, si capisce la delusione per aver trattenuto il respiro invano... Anche ora il suo paventare un'Europa putiniana per via della vittoria della Le Pen rischia di essere uno spauracchio autolesionista, smentito dagli stessi elettori. Il miracolo, insomma, potrebbe non riuscirgli neanche stavolta. E lui si ritroverà costretto invano a trattenere il fiato. È il famoso effetto Fassino: come l'ex sindaco di Torino provocò Beppe Grillo al suon di «Fondi un partito, vediamo quanti voti prende» e poi si ritrovò i 5 Stelle al 33%, così il vaticinio dell'oracolo Letta anti-Marine potrebbe sortire l'effetto esattamente contrario. Stai a vedere che alla fine la Le Pen, se vittoriosa alle elezioni, si sentirà in dovere di chiamare, primo tra tutti, il segretario del Pd per ringraziarlo dell'appoggio involontario e dirgli di star sereno. «Merci, professuer et prophète Enricò». Dovrà ammettere Marine, con un certo compiacimento, di essere stata eletta anche grazie a Letta.

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