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Centrodestra, "a noi non interessa": FdI, lo strappo in Sicilia. L'alleanza è in pericolo

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Nonostante le rassicurazioni, nel centrodestra c'è ancora maretta. Lo dimostra il caso "Sicilia", la spina nel fianco nella coalizione formata da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. A gettare benzina sul fuoco le parole di Gianfranco Micciché, presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana. È stato lui, ex ministro azzurro, a prendere di mira l'attuale presidente della Regione Nello Musumeci. "Musumeci? - ha detto alla Stampa in un colloquio poi smentito - Mai più. Cinque anni fa subimmo un'imposizione. Ma a condizione che non si ricandidasse. Musumeci odia partiti, parlamento, stampa". E ancora, senza andarci per il sottile: "D'altronde è coerente: lui è pur sempre un fascista catanese". Frasi fortissime che aprono uno squarcio nel centrodestra, visto che Giorgia Meloni punta a una nuova candidatura dell'attuale presidente. Candidatura che invece Silvio Berlusconi e Matteo Salvini non appoggerebbero. 

 

 

Per questo la replica a Micciché non si è fatta attendere. A rispondere, seppur in maniera pacata, Ignazio La Russia. Il vicepresidente del Senato, nonché esponente di Fratelli d'Italia, ha affermato: "Sono certo che Gianfranco è stato travisato, infatti nessun esponente politico cosciente e non disturbato potrebbe sottoscrivere quel testo contrario ad ogni logica umana e politica" con cui chiede "un pronto chiarimento politico" e il vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, eletto proprio con Forza Italia: Miccichè "è incompatibile con ruolo che svolge, che impone sobrietà, equilibrio e senso delle Istituzioni".

 

Insomma, le tensio

ni non mancano, tant'è che il vertice proposto per fare il punto prima del voto del mese prossimo e definire una strategia in vista dell'autunno, è slittato. A fare le barricate FdI, i cui vertici localo non hanno nascosto di non avere "alcun interesse a parteciparvi ora". "Perché dovremmo? - chiedono - Lega e Fi vogliono accelerare i tempi solo come facciata ma in realtà sono consapevoli che dopo il voto di Palermo non potranno più giocare con i sondaggi. Se i loro nomi in lista prenderanno poche preferenze dovranno sottostare alle scelte". 

 

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