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Il grande tradimento della Cina: con 3 parole XiJiping molla Putin. Che cosa ha detto (e cosa accadrà)

Carlo Nicolato
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Una neutralità interessata, e fortemente ipocrita, con l'orizzonte sempre puntato sugli interessi economici della Cina. È questa la linea di Xi Jinping al quale nell'ottica di cui sopra preme la stabilità mondiale, che la guerra finisca presto, ma non certo per motivi umanitari e di giustizia, e perfino che l'Ucraina mantenga la sua «integrità territoriale». È di lì infatti che passa un tratto dei più importanti della "Belt and Road Initiative", cioè la moderna "via della seta", spina dorsale della politica commerciale cinese. Principi bene o male ribaditi ieri in una telefonata tra il presidente francese Macron e quello cinese in cui quest' ultimo, dopo aver tenuto bordone alla Russia per mesi, ma per la verità mai oltre un certo limite, ha accondisceso insieme al suo omologo che è di vitale importanza, oltre all'immediato cessate il fuoco, che Kiev mantenga la sua autonomia politica e i suoi confini. Di quali frontiere Xi Jinping si preoccupa e se queste includano il Donbass non ci è dato modo di saperlo, l'Eliseo che ha dato notizia del colloquio non lo ha spiegato, ma va detto che Pechino non ha mai riconosciuto ad esempio l'annessione russa della Crimea avvenuta nel 2014, e ha sempre perfino evitato di parlarne.

 

 

«SOLIDA COME UNA ROCCIA»
Allo stesso tempo non si è mai allineata all'Occidente sulle sanzioni comminate a Mosca per lo stesso motivo. Lo stesso la Cina ha fatto in questi mesi con l'invasione dell'alleato Putin ai danni del resto dell'Ucraina: nessuna sanzione, astensione su ogni voto contro la Russia all'Onu, e quando è il momento ha pure ribadito che l'alleanza tra Pechino e Mosca è indissolubile, «solida come una roccia». Quel che si dice il piede in due scarpe, e anche qualcosa in più come si evince dalle "strabilianti" parole pubblicate dal Quotidiano del Popolo nel resoconto del colloquio video avvenuto il giorno prima delle telefonata con Macron, tra Xi e il cancelliere tedesco Scholz. Il presidente cinese per l'occasione ha sottolineato che Cina e Ue sono partner strategici globali con interessi comuni che «superano di gran lunga le differenze».

 

 

Pechino, ha detto Xi, «sostiene l'autonomia strategica dell'Ue. Le relazioni Cina-Ue non sono mirate contro qualcuno, non dipendono né sono controllate da terzi. Si tratta di un consenso strategico a cui entrambe le parti dovrebbero aderire a lungo in una dialettica di lungo termine». Solo un paio di settimane fa il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva detto cose molto simili delle relazioni tra Cina e Russia aggiungendo che la cooperazione strategica tra i due Paesi punta a «promuovere un nuovo modello di relazioni internazionali e una comunità con un futuro condiviso per l'umanità». Non c'è da sorprendersi, l'unica politica estera che la Cina conosce è quella dei suoi interessi strategici, e bilanciare i pesi a seconda delle convenienze è una virtù che a Pechino conoscono molto bene, specie se i dati economici cominciano a traballare. 

 

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