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Rai, il terrore del Pd per la "scalata" di Giorgia Meloni: cosa cambia dopo la "cacciata" di Mario Orfeo

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Appena si viene a sapere del defenestramento di Mario Orfeo dalla direzione del genere Approfondimenti Rai a opera dell'amministratore delegato Carlo Fuortes, al Nazareno, quartiere generale del Pd, si scatena l'inferno, con telefonate e messaggi diretti a Palazzo Chigi. Secondo un retroscena riportato da La Stampa, la segreteria di Enrico Letta vuole capire cosa è successo, perché Orfeo è stato cacciato, se Mario Draghi ne era a conoscenza, se era stato precedentemente informato da Fuortes. Mille domande ma dalla presidenza del Consiglio arriva una sola risposta: "Non ne sappiamo nulla".

 

 

Vero che il premier è impegnato su questioni importanti - Israele, G7 in Germania, vertice Nato, bilaterale in Turchia - ma è difficile pensare che Draghi non si interessi di una decisione che per come è concepita la Rai avrà un effetto politico esplosivo sui partiti che compongono la sua maggioranza di governo. Come del resto dimostra proprio la reazione del Pd. Ma anche quelle di Forza Italia, centristi e Cinque stelle. 

 

 

Anche perché Orfeo è palesemente espressione del Pd e a un anno dal voto è evidente che ogni mossa in Rai può essere determinante per la riuscita della campagna elettorale. Tanto più che al posto di Orfeo, secondo alcune indiscrezioni, "si sposterebbe dal Day Time (la fascia del mattino e del pomeriggio) Antonio Di Bella, che a sua volta lascerebbe il posto ad Angelo Mellone, dirigente in quota Giorgia Meloni", autore di Dì qualcosa di destra, e ospite alla convention milanese di Fratelli d'Italia. Un nome che spaventa i partiti di maggioranza. E il Pd è già pronto a portare la battaglia in commissione di Vigilanza Rai.

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