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Matteo Salvini, Sallusti: Santoro, Scanzi, Orsini e Travaglio? Perché il leghista deve farsi delle domande

Alessandro Sallusti
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Sulla gestione, diciamo così, personalizzata della crisi ucraina ho sentito Michele Santoro, proprio quel Santoro, tessere gli elogi di Matteo Salvini. E poi ho ascoltato nel giro di poche ore fare lo stesso ad Andrea Scanzi, sì lo Scanzi braccio destro di Travaglio, e ad Alessandro Orsini che di quella compagnia di giro grillo-comunista è il nuovo vate. Ora è vero che anche l'orologio rotto due volte al giorno segna l'ora esatta, ma tre orologi guasti tanto sincronizzati non li avevo mai visti. Escludiamo due cose, cioè che Salvini sia passato alla sinistra e che Santoro e soci si siano convertiti al salvinismo. Non resta che una ipotesi: Salvini fa Salvini - mestiere assai complesso e non sempre di facile comprensione - e chi lo elogia da sinistra sta prendendo per i fondelli lui e noi.

 

Fino a tre mesi fa quegli stessi signori il Salvini amico di Putin lo massacravano sui loro giornali e nelle loro trasmissioni proprio in quanto filo russo. E non è che oggi lo rispettino, più semplicemente tentano per convenienza loro l'abbraccio della morte, tecnica antica quanto efficace. Vi ricordare quando la sinistra un certo giorno iniziò a parlare bene e con rispetto del suo arcinemico Indro Montanelli? Lo scopo era chiaro: staccarlo dal nascente Centrodestra a guida Silvio Berlusconi facendo leva sui non pochi dubbi che il Direttore nutriva rispetto alla discesa in campo del Cavaliere. Non si è mai chiarito se per convinzione o per dispetto Montanelli prima abbozzò e poi abbocco. Quella storia non finì bene per lui, perché i lettori come gli elettori perdonano quasi tutto ma non le cattive compagnie.

 

Non devo certo essere io a dare consigli al Capitano della Lega, ma non posso sottrarmi, per rispetto e stima, dal suggerirgli di tenere gli occhi ben aperti: Santoro, Travaglio e il loro mondo di finti pacifisti Salvini lo vogliono vedere, a prescindere da Putin, politicamente morto, possibilmente poi appeso a testa in giù come accadde tanti anni fa a un altro noto signore in quel di Milano a piazzale Loreto. "Moglie e buoi dei paesi tuoi" recita un antico proverbio contadino sempre valido, e quella gente non è certo consanguinea nostra. Se poi, solo per ipotesi, la si pensasse davvero allo stesso modo più che compiacermi mi interrogherei, fino a che sono in tempo, su dove sto sbagliando.

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